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16/01/2021 07:25:00

Mafia, processo "Anno Zero". Scommesse on line e incendi al centro dell'udienza

 Due investigatori sono stati ascoltati, in Tribunale, a Marsala, nell’ultima udienza del processo “Accardo Giuseppe + 14”, scaturito dall’operazione “Annozero” (blitz del 19 aprile 2018).

A parlarne sono stati due investigatori: il colonnello della Guardia di finanza Rocco Lo Pane, ex comandante della Dia di Trapani (adesso al Comando provinciale di Agrigento) e il luogotenente dei carabinieri Andrea D’Incerto, ex comandante della stazione dei carabinieri di Petrosino (adesso alla Compagna di Sciacca).

Hanno parlato, rispettivamente, degli interessi di Cosa Nostra nel settore delle scommesse on line e di atti intimidatori (incendi dolosi).

Il colonnello Lo Pane ha riferito sulla posizione dell’imputato Carlo Cattaneo, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, e sulle agenzie di scommesse legate alla mafia a Castelvetrano (nell’orbita di Messina Denaro e Guttadauro), con soci di Catania legati al clan Santapaola. Lo Pane ha, inoltre, parlato delle intercettazioni in cui parenti del latitante Matteo Messina Denaro (e in particolare il defunto cognato Rosario Allegra) chiedevano somme di denaro per il sostentamento dei Guttadauro detenuti. Il luogotenente D’Incerto, invece, rispondendo anche lui del pm della Dda Francesca Dessì, ha raccontato dell’incendio di un autocarro a Petrosino. Il mezzo fu incendiato di notte mentre era parcheggiato all’interno del recinto di un’altra azienda. “Il proprietario del mezzo – ha detto D’Incerto – ha chiamato una nostra pattuglia che passava da quelle parti in servizio di controllo e raccogliendoli da terra, vicino al camion, ha consegnato ai militari un bidone semidistrutto dalle fiamme e un accendino. Poi, io ho visionato le immagini riprese da un impianto di videosorveglianza. Ad un certo punto, si è vista una fiammata, ma non si vedevano persone”. Nel processo sono imputati Gaspare Como, uno dei cognati del boss latitante Matteo Messina Denaro, al quale si contesta un ruolo di vertice, nonché Gaspare Allegra, Vittorio Signorello, Giuseppe Tommaso Crispino, Calogero Giambalvo, Carlo Lanzetta, Nicola Scaminaci, e Carlo Cattaneo, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, tutti di Castelvetrano, Dario Messina, nuovo presunto “reggente” del mandamento di Mazara, Giovanni Mattarella, genero del defunto boss Vito Gondola, Bruno Giacalone, Marco Buffa, ritenuti appartenenti alla stessa famiglia mafiosa, Vito Bono, Giuseppe Accardo, e Maria Letizia Asaro, di Campobello di Mazara. Tra i legali impegnati nella difesa degli imputati, gli avvocati Vito Cimiotta, Luisa Calamia, Walter Marino, Paola Polizzi, Giuseppe Pantaleo, Daniele Bernardone, Vincenzo Salvo, Maurizio Montalbano, Luca Cianferoni. Secondo l’accusa, Gaspare Como sarebbe stato designato dal cognato, per un certo periodo, quale “reggente” del mandamento di Castelvetrano. Nell’inchiesta, è emerso l’interesse del clan anche nel settore delle scommesse on line, oltre ai reati di estorsione e danneggiamenti. Parti civili nel processo a presunti mafiosi o fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino sono i Comuni di Castelvetrano (avv. Francesco Vasile) e Campobello di Mazara (avv. Katia Ziletti), il castelvetranese Pasquale Calamia (avv. Marco Campagna), Sicindustria e Antiracket Trapani (avv. Giuseppe Novara), l’associazione “La Verità vive” di Marsala (avv. Peppe Gandolfo), l’Antiracket Alcamese (avv. Bambina), Codici Sicilia (avv. Giovanni Crimi), il Centro Pio La Torre.