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27/01/2021 06:00:00

L'omicidio di Roberta Siragusa. Incongruenze, menzogne e testimonianze inchiodano il fidanzato

La morte di Roberta Siragusa, la diciassettenne uccisa, data alle fiamme e trovata domenica mattina in un dirupo nelle campagne di Caccamo, dopo aver trascorso la serata in compagnia di amici e del fidanzato Pietro Morreale di 19 anni (nonostante la zona rossa), è purtroppo l’ennesimo femminicidio scaturito da una violenza e un modo malato di amare che già si era manifestato, secondo le testimonianze di alcuni amici della ragazza.

Gravissime incongruenze  - Per gli inquirenti che stanno indagando sul caso ci sono degli indizi molto gravi a carico del fidanzato di Roberta. Lo dicono i magistrati della Procura di Termini Imerese - il procuratore Ambrogio Cartosio e il sostituto Giacomo Barbara - che hanno emesso il fermo contestando all’indagato l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Non si è ancora tenuto l’interrogatorio di garanzia per Morreale che al momento è rinchiuso nel carcere di Termini Imerese. Il ragazzo prima di essere arrestato si è avvalso della facoltà di non rispondere alla presenza del suo legale, l’avvocato Giuseppe Di Gesare.

Pietro ha mentito alla mamma e al fratello di Roberta – Secondo i pm Morreale avrebbe mentito sia alla mamma di Roberta - lo ha chiamato non avendo trovato la figlia a letto domenica mattina -, dicendole di aver lasciato sotto casa la fidanzata alle 2:15, sia al fratello.

Le immagini lo riprendono due volte – Sono risultate decisive le immagini registrate dall’impianto di videosorveglianza di una casa vicina al luogo del ritrovamento del corpo di Roberta. Nelle registrazioni si vede Pietro passare due volte con la sua Fiat Punto. Passa alle 2.37 e ritorna alle 2.43, poi una seconda volta alle 3:28 con rientro alle 3:40.

Sentimento morborso ed episodio violento – Secondo quanto si sta ricostruendo e grazie alle informazioni che si stanno apprendendo da testimonianze dirette - Pietro Morreale provava «un sentimento morboso – scrivono gli inquirenti- nei confronti della vittima, e le impediva in alcune occasioni di frequentare i suoi amici». E si è scoperto anche C’è anche un episodio di violenza da parte di Morreale nei confronti di Roberta che è avvenuto nel giugno scorso, quando dopo una lite l’aveva colpita ad un occhio.

La testimonianza di un amico di Roberta - Uno dei testimoni, ex fidanzato di Roberta, e poi rimasti amici racconta che il 24 gennaio, a notte fonda (notte in cui poi la Siragusa è stata uccisa). «All’1.30 mi inviava un messaggio dicendomi che Pietro voleva consumare un rapporto orale con lei. Verso le 2.30 le inviavo un altro messaggio dicendole di chiamarmi per qualsiasi cosa. Non dormivo tutta la notte con un brutto presentimento». Un altro testimone ha riferito di aver parlato con Morreale intorno alle 2 di notte, e che gli avrebbe detto che stava rientrando a casa e che avrebbero giocato ai videogame. La mattina seguente Morreale gli aveva inviato un messaggio con il quale voleva sapere dov'era Roberta. «Questa circostanza - scrive il pm Giacomo Barbara - appare particolarmente significativa, atteso che, come emerso successivamente, l’indagato era perfettamente a conoscenza di cosa era successo a Roberta e di dove si trovasse il suo corpo».

La bottiglia di Benzina in auto – A bordo della Fiat Punto di Morreale è stata inoltre rinvenuta una bottiglia piena di benzina che doveva servire per una vespa dell’indagato lasciata in un garage della famiglia Siragusa.

Roberta avvertita da un amico - Un amico della ragazza uccisa ha raccontato che per mesi ha cercato di convincere Roberta a lasciare iIl racconto di Morreale - Nella sua versione dei fatti, Morreale ha raccontato che insieme a Roberta, dopo una festa, si era appartato in auto. I due però avrebbero litigato e la ragazza sarebbe scesa dalla macchina e si sarebbe data fuoco con la benzina che il fidanzato teneva in una bottiglia in macchina. Il ragazzo avrebbe cercato di soccorrerla, poi sotto choc sarebbe fuggito e sarebbe tornato a casa. All’alba avrebbe detto ai suoi quel che era successo e col padre sarebbe andato in caserma. Una versione confermata sostanzialmente dai genitori e dalla sorella di Morreale che, per i pm, però, «presenta alcune determinanti incongruenze che raffrontate con altre dichiarazioni costituiscono un quadro indiziario particolarmente grave. «L'avevo esortata a chiudere la relazione perché sapevo che sarebbe successo qualcosa di brutto, ma lei rispondeva che aveva paura che facesse del male a lei o alla sua famiglia».

Autopsia rinviata - I legali di Morreale hanno chiesto che sia il gip, con un proprio perito, e non il pm attraverso un suo consulente, a fare l’ autopsia.

La nonna di Roberta: “Vogliamo giustizia. Pietro deve dire cosa è successo” - Antonina Brancato, nonna di Roberta Siragusa, non riesce a darsi pace. “Roberta non meritava questa fine – dice la nonna – meritava di avere un matrimonio, una vita felice e normale come tante altre ragazze. Purtroppo tutto questo le è stato tolto. Roberta e Pietro stavano insieme da un paio d’anni. Roberta era contenta si amavano. Questo amore malato è spuntato dopo. Noi non sapevamo nulla. Mia nuora non mi ha detto nulla di gesti violenti”. In paese i familiari attendono ancora la verità, attendono di sapere cosa è successo. “Chiediamo giustizia – aggiunge nonna Antonina – quella che ci spetta. Dovrebbe passare quello che ha fatto passare a noi. Lui ora si dichiara innocente. Lui era lì con lei. Tu porti i carabinieri da qualche parte, allora tu sai. Se non è stato lui chi? Lui deve dire quello che è successo. Abbiamo letto che le manca. Dice che le manca, perché non ci ha pensato prima. Io l’ho allevata per dieci anni. Ho cresciuto sia lei che il fratello. Roberta mi manca. Era l’unica nipote femminuccia, Era bella allegra, solare e sorridente con suo padre e sua madre molto affettuosa e in famiglia si amavano”.