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03/02/2021 06:00:00

La confisca milionaria agli Adamo, vicini a Messina Denaro. Ecco chi sono

 Quattro milioni e mezzo di euro.

E’ il valore dei beni che qualche giorno fa sono stati confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia a Marco Giovanni Adamo e al figlio Enrico Maria.

Imprese, appartamenti, terreni, automezzi, conti correnti bancari e un’imbarcazione da diporto.

Lo sfondo è l’edilizia, il movimento terra e la vicinanza alla cosca di Matteo Messina Denaro, da sempre il trinomio più indagato dagli investigatori.

E’ la confisca conseguente al sequestro del febbraio del 2017 quando, accusati di far parte della rete che favorisce la latitanza del boss, ai due imprenditori erano stati sequestrati beni per 5 milioni di euro. Per Giovanni Adamo erano stati chiesti quattro anni di sorveglianza speciale e per il figlio Enrico tre.

Oggi, con la confisca, la misura della sorveglianza speciale è rispettivamente di tre anni e sei mesi e di due anni e sei mesi, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

 

Già dall’operazione Eva, la Dia aveva evidenziato dei legami con ambienti mafiosi trapanesi e agrigentini per l’aggiudicazione di alcuni importanti appalti, come le condotte idriche per la distribuzione dell’acqua nella diga Delia, il metanodotto tra Menfi e Mazara del Vallo e l'acquedotto Montescuro Ovest.

Giovanni Adamo, secondo la Dia, avrebbe “beneficiato dell’appoggio del sodalizio capeggiato da Matteo Messina Denaro”. Mentre il figlio Enrico, seguendo le orme del padre, avrebbe amministrato le  aziende di famiglia per evitare di essere raggiunti da provvedimenti giudiziari.

 

LE CONFERME DEI PENTITI

 

A confermare la vicinanza degli Adamo con Cosa nostra, anche alcuni collaboratori di giustizia.

Secondo Lorenzo Cimarosa, uno dei pentiti che con le sue dichiarazioni ha dato un contributo rilevante a questa confisca, le ricchezze di Giovanni Adamo sarebbero da ricondurre appunto al rapporto con la famiglia Messina Denaro e con Giovanni Filardo, cugino del capomafia.

Fortune che sarebbero cominciate partecipando ai lavori di realizzazione della diga SS. Trinità (Delia), negli anni ’80.

Anche il pentito Giovanni Ingrasciotta aveva riferito che in quel periodo “la famiglia mafiosa di Castelvetrano aveva speso la propria influenza per far assegnare in subappalto ad imprese compiacenti i numerosi lavori connessi alla realizzazione di una condotta idrica che avrebbe attraversato l’agro del Belice.

Dichiarazioni che sono state riscontrate dagli accertamenti della Sezione Operativa di Trapani.

Si trattava di un’opera appaltata nel 1988 ad un raggruppamento di imprese per quasi 40 miliardi delle vecchie lire.

Nelle contrade Zangara e Seggio, tra i vari subappalti per lavori di scavo, c’era la ditta individuale di Giovanni Adamo. Il quale aveva alle sue dipendenze il cugino di Matteo Messina Denaro, Giovanni Filardo. Quest’ultimo però non era proprio un semplice dipendente, visto che già dieci anni prima, l’Adamo ne era stato il padrino di cresima, essendo anche cugino di suo padre: Michele Filardo.

 

LA POLITICA

 

Giovanni Adamo non è soltanto un imprenditore. E’ anche uno dalle conoscenze politiche altolocate: al telefono col parlamentare Pippo Fallica, si occupava della campagna acquisti per Forza Italia. E, come scrivono i giudici nel provvedimento di sequestro dei beni, per il tramite del figlio Enrico offriva all’allora sindaco Felice Errantela propria disponibilità per assisterlo nella risoluzione di talune problematiche ambientali, mettendogli a disposizione le sue conoscenze ‘romane’”.

Nel provvedimento di sequestro ci sono anche le intercettazioni tra Giovanni Adamo ed il figlio Enrico: “Enrì digli che io conosco il presidente della commissione Ambiente, Marinello, perciò se gli serve lo possiamo andare a chiamare e disturbarlo quando vogliamo”.

Difficile dire se l’abbiano disturbato, ma Giuseppe Marinello, i primi di marzo del 2016, si troverà nell’ufficio del sindaco Errante, in una conferenza stampa che avrebbe dovuto dare delle delucidazioni sulle dimissioni del consiglio comunale e sulle “non dimissioni” del sindaco per il caso Giambalvo. Conferenza che invece si rivelerà senza novità e con poche spiegazioni.

 

Enrico Adamo, invece, secondo i giudici della sezione penale e per le misure di prevenzione del tribunale di Trapani (nelle carte del sequestro), insieme a Rosario Cacioppo (che verrà condannato per mafia, in seguito all’operazione Eden 2 del 2014, a 10 anni e 10 mesi), sarebbero stati certamente coinvolti “in fatti illeciti connessi all’operatività della cosca mafiosa”.

 

Nel 2012 i due erano candidati in due liste antagoniste

Il figlio di Giovanni Adamo fu eletto nel Fli, a sostegno di Errante. Mentre Cacioppo, che ebbe una sessantina di voti, non riuscì ad essere eletto nella lista del Pdl a sostegno di Giovanni Lo Sciuto.

Cacioppo, secondo quanto è emerso dalle intercettazioni, condivideva proprio con Enrico Adamo i suoi timori sulle dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa (il pentito poi deceduto, nel 2017).

Se questo si mette a chiacchierare, un mare di danno fa – diceva, mentre le ambientali degli inquirenti registravano - tutti in galera ci vediamo...”.

Ed Enrico Adamo rispondeva: “Cosa può combinare questo non lo so...”

 

Le dichiarazioni di Cimarosa riguardarono anche un appalto in cui l’ex consigliere Adamo era la testa di ponte tra la ditta ragusana che aveva vinto il bando di gara e lo stesso Cimarosa (che non era ancora un collaboratore di giustizia).

Si trattava dei lavori per il centro polifunzionale del quartiere Belvedere di Castelvetrano.

Adamo mi ha cercato perché io sono il cognato di Giovanni Filardo – aveva raccontato il pentito - referente della famiglia Messina Denaro, che all’epoca era in carcere…”.

Ed è sempre lo stesso ex consigliere che durante la campagna elettorale del 2012, fa incontrare Cimarosa con l’allora candidato Errante, che gli chiese i voti. Lo avevamo raccontato qui.

 

Il sequestro agli Adamo, nel 2017, aveva provocato un certo sconcerto in città, ma non divenne mai oggetto di discussione della lunga campagna elettorale che poi portò alle elezioni del maggio 2019.

E raramente oggi le vicende vengono in qualche modo associate ai motivi dello scorso scioglimento per mafia del comune.

 

Egidio Morici