Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
12/03/2021 02:05:00

Covid e crisi. Ogni lavoratore della provincia di Trapani ha perso 6 mila euro

 Sono numeri a sei zeri quelli della Cig Covid 19, che misurano l'andamento dell'economia in provincia di Trapani e che tradotti in reddito offrono uno spaccato del numero dei lavoratori in cassa integrazione che, dunque, non usufruiscono di uno stipendio pieno da circa un anno .

Da una ricerca del Centro studi "Mercato del Lavoro Sicilia" si stima una perdita media di reddito per lavoratore di circa 5 mila e 900 euro, al netto delle tasse.

I numeri, resi noti dalla Cgil di Trapani e forniti dall'Inps, sulle procedure di sostegno al reddito per i lavoratori che si sono visti sospendere o ridurre l'attività lavorativa a causa degli effetti economici prodotti dalla pandemia, sono cresciuti nel 2020 rispetto al 2019 in maniera esponenziale.

Se in provincia di Trapani nel 2019 il totale delle ore autorizzate dall'Inps per la Cig ordinaria, straordinaria, in deroga e per il Fis (Fondo di integrazione salariale) ammontava a 143 mila 985 nel 2020 l'andamento è in netto aumento con 6 milioni 172.818 ore di Cig pari a un incremento in percentuale di 4.187,13.

In crescita, in provincia di Trapani, anche le ore di Cigo, la cassa integrazione guadagni ordinaria che nel 2020, rispetto al 2019, ha registrato un + 3.870,8 per cento, di Cigs, la Cassa integrazione guadagni speciale, con +80,08 per cento, di Cigd, la Cassa integrazione guadagni in deroga con l'aumento del 100,00 per cento.

Numeri da capogiro anche per l'Fsba, il Fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato, per cui i Ministeri del Lavoro e dell'Economia hanno stanziato, per le 1122 aziende metalmeccaniche, dell'agroindustria, chimiche e tessili della provincia di Trapani, 9.860,000,00 euro per far fronte al pagamento degli ammortizzatori sociali ai 3131 lavoratori dei settori dell'artigianato.
"Le ore di cassa integrazione fruite in provincia di Trapani - dicono il segretario generale della Cgil Filippo Cutrona e la componente della segretaria e responsabile Mercato del lavoro della Cgil Liria Canzoneri - sono indicative dei posti di lavoro a rischio nel nostro territorio. Con la scadenza del blocco dei licenziamenti - proseguono - prevista per il prossimo 31 marzo per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, che hanno già subito la riduzione del reddito, si teme il peggio per questo la Cgil si sta battendo affinché si prolunghino i termini fino al fine dell'emergenza sanitaria".

Per la Cgil dopo il 31 marzo sarà, dunque, emergenza.

Per rilanciare l'occupazione in Sicilia e, dunque, anche in provincia di Trapani la Cgil ritiene necessaria e urgente una riforma degli ammortizzatori sociali, che dia garanzie e diritti a tutte e tutti, e delle politiche attive del lavoro.

"Non siamo ancora fuori dalla crisi sanitaria - dicono Cutrona e Canzoneri - anzi sembra che vi sia una terza ondata dovuta alle varianti del virus e alla lentezza della campagna vaccinale. Tra le proposte - proseguono - la Cgil ritiene che sia necessario rivedere e aggiornare i protocolli sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sottoscritti dalle parti sociali e dal Governo all’inizio della pandemia, alla luce dei cambiamenti avvenuti e del piano di vaccinazione in corso. Auspichiamo che il decreto Sostegno, che sostituisce il decreto Ristori 5, preveda la copertura con le indennità di tutti i lavoratori inclusi nei precedenti decreti e di quelli esclusi, la proroga di Naspi e Dis-coll, ponendo attenzione ai settori maggiormente colpiti come turismo, servizi, spettacolo e cultura. I ristori - concludono - non sono risolutivi, ma hanno contenuto il disagio economico delle lavoratrici e dei lavoratori che non hanno avuto accesso agli ammortizzatori sociali durante i periodi di chiusura delle attività. Infine, occorre tutelare i lavoratori fragili, stanziando risorse per garantire i congedi".