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22/04/2021 06:00:00

E' già lite nel centrodestra per il dopo Musumeci. Miccichè ha in mente un modello ... 

 Gianfranco Miccichè ci prova a scompaginare le carte della maggioranza e della futura alleanza per le elezioni del 2022, punta al modello Draghi: Palermo come Roma.

Operazione che a Palermo città non è andata a buon fine con l’unico risultato di avere azzerato due professionalità di spessore come Peppe Norata, presidente di Rap, e Toni Costumati, assessore per venti giorni.

Per la Regione è un azzardo ancora di più, di questi colpi di testa oltre che di coda sono stanchi gli alleati di Forza Italia, tanto che il vertice di maggioranza è saltato: Lega e Movimento per le Autonomie non si è presentato.

Il presidente Nello Musumeci appare contrariato ma non sorpreso, Miccichè sta seminando delle spine, mina l’attuale presidente e sarebbe pronto a sostenere un altro candidato per le regionali del 2022.

Operazioni che sta conducendo da solo insieme a pochi deputati, da Roma arrivano altri segnali azzurri e il presidente Silvio Berlusconi non gradisce più il modo di procedere del commissario siciliano, men che meno Antonio Tajani. Peraltro quel 15% che Miccichè rivendica oggi è privo di quel consenso, che portavano con sé tanti altri deputati che hanno lasciato Forza Italia siciliana proprio a causa della condotta politica del leader nostrano.

Il modello Draghi di cui parla Miccichè non è gradito alla Lega ma nemmeno a Fratelli d’Italia, Raffaele Stancanelli è chiaro: “In Sicilia il presidente viene eletto non nominato dal Presidente Mattarella”.

Questa spaccatura se dovesse continuare porterebbe inevitabilmente ad avere due candidati, quindi deboli entrambi, tutto a vantaggio della formazione di centrosinistra.

Queste operazioni elettorali e di alleanza passeranno anche dalle comunali di Palermo dove gli accordi sono leggermente più chiari: si va facendo strada l’alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle, a tessere la tela i deputati regionali di riferimento da Giampiero Trizzino a Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo. Un accordo di ferro che blinda il loro prossimo candidato a sindaco di Palermo, prevedendo di allargare la coalizione ad altre forze politiche.

ùIntanto questo primo passaggio, che ha lasciato molto soddisfatto Lupo, ha trovato la benedizione da parte di Giuseppe Conte, tutti concordi nel sostenere che a Palermo non si può replicare alcun modello Draghi.