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21/05/2021 09:10:00

Paceco. Il pino di via Toselli. Dal Comune: "Abbiamo evitato la tragedia"

"Non c’era soltanto un problema di stabilità del pino d’Aleppo, in via Toselli, perché la radici dell’albero erano aggrappate al cavo di media tensione dell’Enel e anche alla fognatura, con la conseguenza di danni alla rete fognaria e, soprattutto, di una continua dispersione di corrente che avrebbe potuto folgorare chi si fosse trovato a passare da lì (specialmente nel periodo invernale quando si formano ristagni di acqua piovana). In entrambi i casi, non sarebbe stato possibile procedere alle riparazioni senza tranciare una parte delle radici del pino".

Lo afferma l’Amministrazione comunale di Paceco, intervenuta nel corso della seduta del Consiglio comunale di giovedì scorso, per riferire sul “caso” di via Toselli.

«Capita, quando ci si trova a dover prendere una decisione, di non accontentare tutti ed è possibile, e accade, che non tutti possano condividere le scelte. Però, in quel momento, l’amministrazione aveva il dovere di scegliere». È stato l’esordio del Sindaco, Giuseppe Scarcella, prima di ripercorrere le principali tappe della vicenda: «Ricordo l’esame che è stato fatto con l’ufficio, allorquando si verificavano i problemi per il traffico veicolare e per il transito a piedi in via Toselli, e ricordo che erano numerose, sia le richieste di intervento per migliorare la possibilità di transitare in quei luoghi, sia le comunicazioni di bambini che si erano fatti male. L’ultima in ordine di tempo è del 6 maggio 2021, a pochi giorni dalla rimozione dell’albero: un atto di citazione dinanzi al Tribunale civile di Trapani da parte di una persona che, attraversando l’incrocio di via Toselli con la via Nunzio Agate, è rovinata a terra a causa delle radici di questo grande albero, ha riportato delle lesioni e chiede un risarcimento. Non è un problema sul piano economico, perché abbiamo la copertura assicurativa, ma lo è per il fatto che i cittadini e gli utenti della strada potevano farsi male in maniera anche più grave, riportando danni che non possono essere mai risarciti da una sentenza, da una copertura assicurativa e da una riscossione di somme di denaro».

«Questo era un primo problema reale, – continua il Sindaco – senza trascurare coloro i quali hanno nelle circostanze una serie di edifici: in caso di crollo dell’albero, le case potevano venire giù, lo hanno detto i tecnici. Lo scorso 2 maggio, da alcune immagini pubblicate in rete, abbiamo avuto modo di vedere de visu il crollo improvviso di un grande pino secolare, nei pressi di Partinico, e in quel caso è stato divelto un muro; ma anche in via Seniazza a Paceco, lo scorso marzo, è crollato un albero e un muretto è andato giù, ma se ci fosse stata una macchina o una persona?, e se fosse caduto il pino in via Toselli, quegli edifici attorno e le persone eventualmente all’interno che fine avrebbero fatto?».

«Queste sono le cose alle quali io ho ritenuto di prestare attenzione – prosegue il primo cittadino di Paceco – perché se avessi assunto un comportamento finalizzato al rinvio, cosa che è successa in altre occasioni, sicuramente avrei fatto una bellissima figura con tutti coloro i quali, per motivi sentimentali (ma abitano a chilometri di distanza e a loro non tange il problema, perché in via Toselli non hanno la casa), sicuramente avrei accontentato tutti costoro, ma altrettanto sicuramente non avrei fatto il mio dovere».

«Allora, anziché giocare al rinvio, mi sono avvalso di tutti i supporti tecnici necessari, per approfondire la relazione dell’Ufficio tecnico che, già a dicembre 2020, stimava che il pino si doveva abbattere perché pericoloso» ricorda il Sindaco, precisando che «anche un motivo sentimentale del tutto personale, mi ha spinto a fare un supplemento di riflessione sulla questione ed ho ascoltato tutti, dai consiglieri dell’opposizione a molti esponenti della società civile, che in modo civile si sono rapportati con l’amministrazione».

«Il 7 gennaio 2021, in occasione di uno dei primi incontri, abbiamo fatto un sopralluogo alla presenza del direttore dell’orto botanico, – ricorda ancora – e il direttore dell’orto botanico ha rassegnato quel progetto che sembrava semifantascientifico; io l’ho preso in considerazione e ho sollecitato pure la consegna, perché da quel progetto si intravedeva la possibilità di salvare l’albero, e ho detto chiaramente: “Se ci sono le condizioni per salvare l’albero, noi lo dobbiamo salvare”, e ci abbiamo provato».

«Tuttavia, il 29 gennaio, nel parere dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste Divisione di Monte Inici, era scritto in calce: “Il pino trovasi in un contesto non proprio”, perché è un contesto urbano e urbanizzato, quindi non si trova in un contesto in cui dovrebbe stare; settant’anni fa, cent’anni fa, quando non c’erano abitazioni intorno, il pino era a casa sua; ma adesso non era più a casa sua, ed era una minaccia, per la cittadinanza e per coloro i quali si trovavano a passare. Questa è la realtà delle cose. Sono andato personalmente in vari uffici dell’Ispettorato dell’Agricoltura, – sottolinea – ho parlato con tecnici anche fuori dalla regione siciliana, e le conclusioni erano sempre quelle, pienamente convergenti; se fossero stati unanimi con l’impostazione, molto forzata direi, del professore Raimondo, sicuramente avremmo agito diversamente».

«Tutte le precisazioni progettuali fatte dai tecnici del quinto settore del Comune – ha poi evidenziato l’assessore ai Lavori Pubblici, Salvatore Castelli – sono state acclarate dallo stato dei fatti, quando è stata staccata la ceppaia si è visto che effettivamente (come risultava dall’indagine geologica sull’apparato radicale) questo albero di oltre dieci metri poggiava su un banco di roccia con soli 80 centimetri di terreno vegetale; insomma, tutte le previsioni che sono state fatte dai nostri consulenti e dalle indagini svolte sono state confermate, ed i tecnici incaricati hanno escluso categoricamente che la prova di trazione poteva essere adottata nel nostro caso, in quanto dalle prove effettuate dai geologi è emerso che la questione della staticità era soltanto uno dei problemi connessi a questo albero, considerando il danneggiamento della fognatura e la dispersione di corrente”.

«Però, la goccia che ha fatto traboccare il vaso– ha ricordato il Sindaco durante il proprio intervento – è una sola: quando il 19 o 20 aprile 2021 ricevo una lettera, a firma di sei rappresentanti legali di associazioni, nella quale mi si dice sostanzialmente “Caro sindaco, caro capo ufficio tecnico, abbiamo deciso che il giorno 10 maggio, e possibilmente fino al 15, noi faremo delle prove di trazione sull’albero di via Toselli, le faremo a nostre spese, spenderemo 1.400 euro”. Quindi mi comunicano l’inizio dei lavori. Ma ritenete serio un atteggiamento del genere, senza un briciolo di confronto? – evidenzia il Sindaco – Io la mia volontà l’ho comunicata, piaccia o non piaccia, quando abbiamo avuto la certezza che il pericolo era imminente».

«Il dolore per la rimozione del pino rimane, l’aspetto sentimentale c’è, ma la necessità era un’altra, e chi governa ha il diritto/dovere di assumersi le responsabilità. E io le responsabilità me le assumo. Non mi interessa se la scelta sia popolare o impopolare; ma non posso accettare questo tipo di impostazione: noi verremo là e faremo! Dicano pure che io sono il distruttore degli alberi, il killer, dicano quello che vogliono. – afferma l’avvocato Scarcella – Io ho fatto il mio dovere, purtroppo a malincuore, perché questo pino se si poteva salvare l’avremmo salvato; e purtroppo abbiamo avuto la certezza che non si poteva salvare. Ma non posso accettare che qualcuno dica “Si toglie il pino per fare spazio al cemento”! Ma quale cemento? Quante case si faranno dove c’era il pino? Perché non si interrogano, costoro, su quando venne edificato tutto attorno al pino, e nessuno allora ebbe ad indignarsi!? Io però mi occupo dell’attualità, e l’attualità era un pino che poteva crollare, e poteva fare dei danni a persone e a cose».

«Il mio dovere di intervenire nasce da questo, e non per disprezzare il pensiero di tale ambientalista o di tale intellettuale. – conclude il Sindaco – Ho ascoltato le persone con dignità, ma non è tollerabile l’atteggiamento “tale giorno io inizio i lavori a casa tua”; poi mi si dice che c’è un deficit di democrazia da parte mia, perché non ascolto. Io posso capire qualche passaggio in più, ci poteva stare qualche riflessione ulteriore, qualche confronto di idee, ma qual era la situazione lo sapevano tutti. È certamente immenso il dolore nel vedere i video delle radici che vengono trasportate, dell’operaio che sta tagliando e di un altro che si appresta a fare qualcos’altro. Però era un dovere che avevamo, l’ufficio ha fatto il suo lavoro ed io ho tentato per quattro mesi di arricchire ulteriormente i supporti, o per la salvezza o per la rimozione del pino; la conclusione è stata quella della rimozione, purtroppo».