"Agire nell'interesse del bene comune" diceva qualche giorno fa il Sindaco di Marsala, Massimo Grillo, in occasione dell'anniversario della strage di Capaci. "Bene comune" è un'espressione che i politici usano spesso per giustificare il loro operato e la bontà della loro amministrazione. Diciamo che, in generale, i politici dicono che tutelano il bene comune quando devono giustificare le loro azioni, e che invece ci sono "interessi privati", spesso di parte, quando si tratta di giudicare le azioni degli altri.
E proprio nei giorni in cu il Sindaco parlava di bene comune, a Marsala veniva approvato un atto voluto dallo stesso primo cittadino che sembra andare in senso opposto, con beni pubblici di interesse storico e culturale, che potrebbero essere, nei fatti, ceduti ai privati, camuffando una cessione nascosta del suolo pubblico.
Tutto è ammantato dalla solita retorica sulla "partecipazione dei cittadini", ma in realtà si tratta di ben altro. Vediamo.
La delibera di Giunta sulla "privatizzazione" di fatto di alcuni luoghi storici e culturali di Marsala è dello scorso Marzo. E' la 48/2021. Il nome è pomposo: "Regolamento tra cittadini e amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani". Sulla carta, una buona idea: fare partecipare i cittadini alla gestione dei beni comuni. Troppi luoghi di Marsala, infatti, sono abbandonati all'incuria (come abbiamo raccontato nella nostra inchiesta a puntate "Marsala città perduta". A nobilitare l'intento, la Giunta cita anche un economista, Garrett Hardin, ed un suo saggio (di cinquanta anni fa, ci arrivano con i loro tempi ...), sulla "Tragedia dei beni comuni": "In economia, per tragedia dei beni comuni, o collettivi, si intende una situazione in cui diversi individui utilizzano un bene comune per interessi propri e nella quale i diritti di proprietà non sono chiari, sicché non è garantito che il beneficiario della risorsa ne sosterrà anche i costi".
Ecco i beni pronti ad essere "regalati".
Il provvedimento è stato poi approvato dal consiglio comunale. Un articolo del regolamento prevedeva che nei luoghi dati in concessione non si potessero svolgere attività economiche. E' stato eliminato. Liberi tutti.
Questo l'articolo originale del regolamento che è stato eliminato. Vietava ogni attiività economica. Da chi è stato presentato l'emendamento? Dallo stesso Sindaco di Marsala, Grillo. Qui il documento che lo dimostra. E' un po' singolare che la Giunta propone un atto al Comune e la stessa Giunta ne propone la modifica.
Non solo, qualche dubbio viene dagli uffici comunali anche rispetto alla violazione della libertà di concorrenza. Perchè un bar o un ristorante che sta accanto a uno di questi beni avrà buon gioco a chiedere la "custodia" al Comune per allargare gratis il suolo dove mettere tavoli e tavolini, a differenza di un locale che non sta vicino ai beni in elenco.
Tra l'altro il provvedimento nasconde tra le righe un messaggio ancora più grave: se il Comune di Marsala decide di dare ai privati beni come Porta Nuova o Villa Cavallotti, il monumento ai Mille o altro, vuol dire che l'amministrazione comunale non è in grado di garantire ormai neanche la normale manutenzione dei beni pregiati di casa. Allora a cosa servono Sindaco, assessori, consiglieri, se non riescono a garantire il decoro di beni di grande interesse storico e culturale?
Il fatto è che Villa Cavallotti, per fare un esempio, non è uno spazio a verde qualsiasi, come il giardino di Piazza Caprera, ma un sito che andrebbe valorizzato, rendendolo fruibile a tutti, e che invece è chiusa da mesi senza spiegazione, con il Comune che due settimane annunciava per imminente l'apertura, e ancora non si vede nulla... Lo stesso vale per piazzetta Purgatorio, la terrazza di Porta Garibaldi, off limits per i Comuni mortali, porta Nuova, piazza Mameli, piazza Matteotti, e largo san Gerolamo.
Sono beni storici che andrebbero tutelati, e invece potranno finire in maniera gratuita a bar e ristoranti in nome delle apericene.
Se l'obiettivo della nuova amministrazione Grillo fosse davvero quello di valorizzare gli spazi comuni, si comincerebbe da quelli che davvero rappresentano la "tragedia dei beni comuni", lì dove i politici passano solo in campagna elettorale. La piazza di Amabilina, come quella di Sappusi. Le aree a verde di Via Istria. Non sono forse anche quelli "beni comuni"? E' facile fare gli splendidi con un luogo storico in centro: metti due tavolini al Baluardo Velasco, e lavori alla grande. Perchè invece non c'è piazza Impastato, in questo elenco, o il fossato punico? Perchè non c'è la piazza di Digerbato o un altro luogo delle cento periferie di Marsala? La sensazione è che chi ha fatto questo elenco avesse in mente qualcosa di ben preciso, e magari saranno proprio le risposte che arriveranno all'avviso pubblico emanato dal Comune in questi giorni a darci qualche indizio in più ...
"Sono uscito dall'aula e non ho votato questo regolamento - commenta l'ex assessore Rino Passalcqua, oggi consigliere comunale - che ha solo un aspetto positivo: ha un tempo determinato. Scade a Dicembre 2021, e magari è una forma un po' troppo originale di ristoro per alcuni esercizi commerciali, un provvedimento transitorio, insomma. Ma alcuni luoghi storici della città non possono essere alla mercé del privato, bisogna vigilare. Si tratta comunque di un'operazione partorita male e gestita peggio".
La vicenda potrebbe anche interessare la Corte dei Conti, per il danno derivato al Comune dal mancato introito delle tasse sull'occupazione del suolo pubblico. In particolare, la giurisprudenza della magistratura contabile riconosce la possibilità di queste forme di "baratto" (spazio gratis in cambio della sua manutenzione), ma solo se è prevalente l'interesse pubblico. Nel caso di Marsala, al di là della pomposità della retorica, siamo di fronte invece ad una "cessione" ai privati di beni di interesse storico e paesaggistico.