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28/09/2021 16:22:00

Trapani, Tranchida e il caso della "scurrile puzzetta"

 Cosa significhi “scurrile puzzetta” lo sa soltanto il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida che così ha definito Valentina Colli che ha “osato” esprimere il proprio pensiero sui murales del cimitero comunale. Apriti cielo.

Tranchida non ha annunciato, questa volta, querele, come invece ha fatto con i tifosi del Trapani Calcio che hanno "osato" fischiarlo ma è passato alle offese. E mentre l'Accademia della Crusca si è riunita in sessione straordinaria per dare un significato all'espressione “scurrile puzzetta”, Valentina Colli, che nel frattempo è stata bloccata dal sindaco in tutti i canali social, ha replicato al primo cittadino trapanese con una lunga lettera aperta, pubblicata sulla sua pagina Facebook, con la consapevolezza che qualche “sentinella” la copierà, la incollerà e la recapiterà a Giacomo Tranchida.

Ecco il contenuto: “Caro Giacomo, ti scrivo qui perché mi hai interdetto altri canali di comunicazione e sono certa che, i solerti piccioni viaggiatori, ti faranno pervenire questa mia.
Ieri sera, mi hai mandato un messaggio whatsapp insultandomi per un mio post sul murales del cimitero, di cui hai allegato screenshot.
Per l’esattezza mi hai dato della “scurrile puzzetta”, e la scurrilità dei miei post è sotto gli occhi di tutti, e non è manco la prima volta che accusi la mia bocca di aerofagia.
Un attimo dopo mi hai bloccato.
Non mi turba il tuo linguaggio scortese, ormai prevedibile come una puntata di Beautiful.
Non mi turba che tu mi abbia bloccato, come se fossimo alle elementari.
Mi turba invece lo screenshot che hai allegato, inoltratoti da una terza persona.
Mi turba che ci sia una persona o che è incaricata da te o che si prende la briga di “spiarci”: non ho certo la presunzione di pensare di essere l’unica. E di fatti non è neanche la prima volta che succede. Mi turba perché sottintende uno stato di controllo, una sorta di intimidazione da Grande Fratello, tipo un occhio di Sauron.
Mi turba il tuo atteggiamento, sempre più diffuso, da “lesa maestà”.
Mi turbano alcune tue frasi ricorrenti come “stanare”, che riportano ad un passato storico non glorioso. Mi turbano perché mi fanno tremare la democrazia sotto i piedi. Mi sono sempre rapportata con te sulla politica, l’ho sempre fatto con oggettività, con sarcasmo a volte, ma senza mai offenderti. Ho regalato alla tua amministrazione progetti importanti, di cui ti ho permesso di prenderti il merito. Ti ho sostenuto, mettendoci faccia e risorse, sempre a viso aperto. E non me ne pento, non credo nei pentimenti. Ancora ricordo quel pomeriggio di campagna elettorale, al Bronx, in cui davi la tua parola ad un bambino che gli avresti realizzato un campetto di calcio. Mi hai commosso. Ho creduto che potessi fare la differenza in questa Città, perché ai bambini non si mente. Sono stata leale, ma mai asservita. Evidentemente le persone libere, e competenti, spaventano. Forse spaventa anche la lealtà, quando non la si pratica di frequente. Vedi, quel che sovente non comprendi è che non si tratta di una questione personale: col Sindaco, chiunque esso sia, io non devo andarci a cena. Il Sindaco deve occuparsi di amministrare la Città, al meglio delle sue possibilità - e le innumerevoli problematiche di ordinaria amministrazione irrisolte, la dicono lunga - accettando lodi, critiche e suggerimenti. Tu non le accetti, mai. Non sai cosa sia il confronto. Tu non sai avvalerti dei figli migliori della nostra Trapani, preferisci yes man e yes woman mediocri, tu conosci solo il metodo della sofistica midolla. Il Sindaco deve mantenere un profilo alto, nei modi e nel linguaggio, è un “padre nobile” e dovrebbe dare esempio di istituzionalità e rispetto: l’unico impegno non puó essere quello di trovare un posto in questa società piuttosto che “creare una società in cui valga la pena trovare un posto”. È una frase di Rostagno, che non andrebbe solo ricordato il 25 settembre, ma preso quotidianamente ad esempio. Un Sindaco Non può avere il tempo di giocare a 007, facendosi passare screenshot, messaggi e chat private, di gruppo, commissioni e fans club. Non può arrogarsi il diritto di dirci come e cosa dobbiamo pensare. Il Sindaco non è un “dominus”, non è Al Capone, non è uno sceriffo ne un feudatario. È un dipendente dei cittadini, dai cittadini eletto. Ed ai cittadini tutti deve rispetto e risposte. È un uomo/donna con un incarico onorevole. Io rispetto e risposte ne ho viste molto poche. Se un sindaco non sa mantenere questo profilo, varrebbe forse la pena pensarci su. Caro Giacomo, non mi turba minimamente essere entrata nella tua black list, probabilmente mi dai più importanza di quanta io ne abbia realmente. Personalmente, io continuerò a fare quel che ho sempre fatto: a concedermi il lusso della libertà, non avendo crediti da riscuotere, ad elogiare ciò che è buono e criticare ciò che non lo è. A far valere quel vezzo borghese che si chiama educazione. A far parte di quella Commissione P.O. in cui ti do particolarmente fastidio, pare. E a fare politica, quella senza incarichi, quella che non fa promesse roboanti, che smuoverà solo piccoli sassolini, probabilmente, ma almeno non risveglierà prìncipi del Gattopardo.
P.S. A proposito, il campetto al Bronx lo hai più fatto? Secondo me sarebbe meglio impiegare tempo in questo, invece che nel mandare messaggi privati dal contenuto poco onorevole. Hai una promessa fatta ad un bambino, non a me, da mantenere.
Tanto ti dovevo”.


Caso chiuso? Macchè. Tranchida, infatti, non ci sta è passa al contrattacco: “Io non ho offeso nessuno. L'affermazione scurrile puzzetta era rivolta alle affermazioni che aveva fatto sul murales. E' lei che ha offeso la città. Per la realizzazione dell'opera c'è il parere della Soprintendenza e la stessa è stata affidata ad artisti di fama internazionale. Ma di cosa stiamo parlando, se il livello d'intelligenza di questa città è questo? Forse la signora cerca visibilità”.