E’ questione di tempo e anche i bambini dai 5 agli 11 anni potranno vaccinarsi contro il Covid19.
Nei giorni scorsi, infatti, l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ha dato il via libera in Europa alla vaccinazione anti-Covid sui bambini tra i 5 e gli 11 anni con il vaccino Pfizer.
La somministrazione del vaccino anti-Covid è già autorizzata, invece, per tutti gli over 12.
Cerchiamo di capire come funzionerà il vaccino per i bambini, quando sarà possibile farlo anche in Italia, che rapporto c’è tra rischio e benefici, gli eventuali effetti collaterali e cosa stanno facendo gli altri Paesi.
I prossimi step, quando partirà?
Il 25 novembre l’Ema ha dato il via libera al Pfizer per i bambini over 5. Quali sono i prossimi step?A livello europeo manca l'ok della Commissione europea. Poi ogni Stato con i propri enti dovrà dare il via libera. In Italia l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ha convocato il comitato tecnico scientifico dall'1 al 3 dicembre. Superati gli ultimi passaggi autorizzativi dovranno essere predisposte le fiale per uso pediatrico, che saranno disponibili, se tutto procede come previsto, dal 23 dicembre. Il vaccino Pfizer per i bambini funzionerà come quello per gli adulti, doppia dose con iniezione a distanza di tre settimane l'una dall'altra. Ma la differenza è che la dose per i bambini è ridotta a un terzo di quella per gli adulti. Per questo bisogna predisporre le fiale pediatriche. Il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, ha già fatto sapere che l'Agenzia si allineerà alla decisione delle autorità europee per quanto riguarda la vaccinazione ai bambini. I vaccini a mRNa, come Pfizer, sono così chiamati perché “contengono una molecola - l'RNA messaggero - con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul Sars-CoV-2, il virus responsabile del Covid-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il Sars-CoV-2”, come ricorda l’Aifa.
Alcuni numeri sul Covid nei bambini
Il via libera al vaccino per i bambini è stato accolto con favore dalla comunità medica, anche analizzando gli ultimi dati della pandemia. In Italia nelle ultime settimane c’è un’incidenza in crescita dei contagi da Covid nei bambini che, non essendo immunizzati, veicolano il virus se contratto con maggiore facilità rispetto ad un adulto vaccinato. Secondo Palù, i bambini sono più esposti al virus a causa della variante Delta. "Guardiamo all'incidenza: l'anno scorso i bambini non si infettavano, trasmettevano pochissimo. Ora la situazione è diversa: il virus infetta anche i bambini, anche se non si ammalano molto. Bisogna sempre fare una valutazione rischio-beneficio", ha detto
Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità dall’inizio della pandemia al 17 novembre, in Italia, su 3,2 milioni di bambini dai 6 agli 11 anni (fascia di età disponibile dai report Iss) se ne sono contagiati 241.739, sono stati ricoverati 1.407, e sono finiti in Terapia intensiva in 36. Nove i deceduti. Tra i bambini risultati positivi al Covid, dai 6 agli 11 anni, in sostanza, 6 su mille sono stati ricoverati in ospedale, 1 su 10 mila in Terapia intensiva, 4 su 100 mila sono morti. Sindrome infiammatoria multi-sistemica, febbre alta, sintomi gastrointestinali (dolore addominale, nausea e vomito), insufficienza cardiaca e alterazioni neurologiche, sono gli effetti collaterali riscontrati.
Rispetto agli adulti, se non vaccinati, i bambini tra i 6 e gli 11 anni rischiano di essere ricoverati 10 volte in meno, 70 volte in meno di finire in Terapia intensiva e 50 volte in meno di morire.
Benefici e rischi
L’ok dell’Ema e la futura apertura alla somministrazione arriva dopo diversi studi per valutare il rapporto rischi-benefici. Gli studi sono stati effettuati sempre con dose pediatrica, cioè un terzo rispetto agli over 12, su 3.116 bambini, e con il placebo su 1.500. Si è riscontrata un’efficacia contro il contagio del 90,7%, contro il rischio di ricovero e di finire in terapia intensiva la protezione è verosimilmente più alta come per gli adulti.
L’Fda, l’ente statunitense, dando il via libera, ha rilevato che “il numero di partecipanti all’attuale programma di sviluppo clinico è troppo piccolo per essere rilevato qualsiasi potenziale rischio di miocardite associato alla vaccinazione. Il vaccino Covid-19 nei partecipanti di età compresa tra 5 e <12 anni sarà studiato in 5 studi sulla sicurezza post-autorizzazione, incluso uno studio di follow-up di 5 anni per valutare a lungo termine le sequele di miocardite/pericardite post-vaccinazione”. Aggiunge poi che “I database di sorveglianza sulla sicurezza dei farmaci israeliani suggeriscono che i tassi di incidenza di rari casi post-vaccinazione di miocardite raggiungono il picco negli individui di età compresa tra 16 e 19 anni, maschi, e diminuiscono negli adolescenti, dai 12 ai 15 anni. Inoltre, la dose per i bambini di età compresi tra 5 e <12 anni è 1/3 della dose somministrata ai vaccinati più adulti (10 mg contro 30 mg). Sulla base di queste informazioni, è ragionevole prevedere che i tassi di miocardite post-vaccino saranno probabilmente ancora più bassi tra 5 e <12 anni di età, rispetto a quelli osservati negli adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni”.
Negli altri Paesi
Alcuni governi avevano già ampliato i loro programmi di vaccinazione per includere bambini e giovani. In Israele martedì 23 è partita la campagna dei bambini dai 5 agli 11 anni come deciso dalle autorità indicazione del Comitato nazionale per la lotta al Covid.
Negli Stati Uniti lo scorso 29 ottobre la Fda, l'Agenzia regolatoria, ha dato il via libera somministrazione del vaccino contro il coronavirus sviluppato da Pfizer-BioNTech ai bambini di età compresa fra 5 e 11 anni. Potrà essere somministrato a circa 28 milioni di bambini. A metà novembre quasi il 10% di quelli idonei aveva ricevuto la prima dose, secondo la Casa Bianca. La lista degli altri Paesi del mondo dove già da qualche tempo è ammessa la vaccinazione comprende tra gli altri Cina, Canada, Venezuela, Argentina, Cile,