Il clientelismo. Era già un fenomeno diffuso nell’antica Roma, che indica il rapporto tra chi, pur godendo dello stato di libertà, si trovava in condizione di dipendenza da un patrono, dal quale riceveva protezione. L’espressione "relazioni patrono-cliente", coniata in origine per indicare un istituto caratteristico della Civiltà Romana repubblicana, è stata usata in riferimento a un’ampia gamma di legami di dipendenza, talvolta diversi da quelli presenti in origine, che hanno in comune il fatto di essere contratti da attori sociali i quali dispongono di risorse ineguali, che vengono scambiate in transazioni sproprzionate ma in apparenza reciprocamente vantaggiose e aperte.
Il tempo e l'osservazione ha messo in evidenza il fatto che, per quanto i fenomeni clientelari siano presenti in quasi tutte le società umane, la loro importanza istituzionale e il loro impatto variano da una società all’altra. In alcuni casi nelle società mediterranee del Sud-Est asiatico e America latina sono pregnanti. L'accezione del concetto è chiara, ne rientra a pieno quello elettorale esempi recenti sono: Reddito di Cittadinanza, diminuzione dei parlamentari, quota 100 e controllo dell'immigrazione che hanno un'etica giuridica e politica, sulla morale i provvedimenti citati alcuni lasciano a desiderare.
Senza essere blasfemo esiste quello religioso in relazione a quelle monoteiste, perché il rapporto terreno, l'unico tangibile, tra clero e credenti è impari. Esiste quello illegale, nel belpaese si è generato tra dirigenti, funzionari pubblici e imprenditori finanche con i cittadini, per commesse o servizi alla cittadinanza. Un deterrente è il codice degli appalti, ma restano essenziali i controlli e la denuncia. Comprensibile quello teologico e politico. Nel nuovo anno per fare ripartire la nazione del post pandemia necessita estirpare anche il clientelismo.
Vittorio Alfieri