Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
12/01/2022 06:00:00

Gregory Bongiorno (Sicindustria): "Sulla gestione della pandemia chiediamo regole certe"

 
Gregory Bongiorno, presidente di Sicindustria. Siamo qui a fare il conto con le nuove regole anti Covid, lunedì la prima giornata con il nuovo super green pass. Come è andata?

Come sempre le aziende e i cittadini in qualche modo si sono dovuti adeguare a queste regole sempre farraginose. Noi come Confindustria siamo più diretti e per questo abbiamo chiesto al governo nazionale l’obbligo vaccinale e in subordine il green pass rafforzato per tutti. Purtroppo questo provvedimento del governo Draghi è stato per noi un pannicello caldo. Come al solito fa tutta una serie di distinguo, ma tutte queste regole non fanno altro che creare confusione tra la gente, fra le imprese, che già di nostro abbiamo i nostri problemi in questo periodo di crisi, cresciuti con il periodo pandemico.

C’è infatti un grande senso di disorientamento proprio sulle regole.

Noi abbiamo dovuto gestire nel periodo natalizio l’assenza dei lavoratori in azienda. Nessuno, compreso Draghi, lo dice, ma per ogni persona positiva  ce ne sono tre o quattro a casa. E questa cosa ha creato notevole scompiglio. So che hanno modificato le regole per i contatti con positivo, riducendo il periodo di quarantena, ma questo non è assolutamente la soluzione. Noi abbiamo avuto consegne che sono saltate all’interno dell’azienda, sono saltati turni di lavoro. C’era gente confinata a casa, che attendeva e ha dovuto subire i ritardi dell’Usca, che è una macchina che non è riuscita a gestire il caos causato dal numero esagerato di positivi.

Si guarda molto alla Spagna in queste ore perché c’è l’annuncio del governo che dice: trattiamo il covid come un’influenza e non un’epidemia e andiamo avanti. E’ quello che si auspica anche per l’Italia?

Sì, noi chiediamo regole certe, l’importante è che si decida una volta e per tutte e si vada avanti. Noi fino a qualche mese fa abbiamo assistito al racconto di questi dati positivi sull’economia italiana: +6,2 che forse sarebbe diventato +6,7 e forse +7,2, la verità è che dopo questa pandemia questi numeri saranno sicuramente ridimensionati al ribasso. Senza considerare tutto quello che sta accadendo in alcuni settori come quello del turismo e in generale anche agli altri comparti. Abbiamo una spinta inflazionistica sull’energia, sul gas, sui costi del carburante, sui trasporti con i container via mare, sui cereali, la componentistica automotive, e accennando al turismo, nonostante qualcuno abbia deciso di andare in vacanza, abbiamo un dato sconfortante per la Sicilia sul numero delle presenze nelle strutture ricettive.

Questo quadro in Sicilia è ancor più amplificato, per il nostro deficit infrastrutturale che ormai ci contraddistingue. In questo senso si guarda molto alle risorse del PNRR, i primi segnali che arrivano sono sconfortanti, sembra che il bottino grosso sembra indirizzato verso chi questi soldi li sa spendere e tra l’altro è una spesa senza appello. Siamo un po’ impreparati in Sicilia.

Purtroppo sì. Non è il primo caso. La Sicilia è un dato risaputo, non ha una grande capacità di programmazione, è brava a programmare la spesa ma non lo è a programmare gli investimenti. Il PNRR riguarda gli investimenti, qualcosa che rimane per il futuro, un qualcosa che poi diventa la base per la ripartenza che non deve essere quella di cui tanto si parla per adesso, il famoso 6,2, considerato un rimbalzo, ma noi abbiamo bisogno di una ripresa che sia statica e strutturata nel tempo e purtroppo, soprattutto da noi, in Sicilia, questo non sembra assolutamente accadere.