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16/02/2022 07:12:00

Le condanne per 166 anni a 13 boss e favoreggiatori di Messina Denaro. I particolari

“E’ una sentenza che sicuramente non ci soddisfa e che, con ogni probabilità, impugneremo davanti la Corte di appello di Palermo, tutto ciò, ovviamente dopo aver letto le motivazioni che hanno condotto a condanne così pensanti per gli imputati. L’appello sarà valutato in seguito al deposito delle motivazioni”.

E’ questa la dichiarazione a caldo, subito dopo la lettura della sentenza “Annozero”, dell’avvocato Vito Cimiotta, difensore del mazarese Bruno Giacalone, condannato a 18 anni di carcere. Una delle pene più severe inflitte ieri dal Tribunale di Marsala, che ha in buona sostanza accolto le richieste dei pm della Dda, Francesca Dessì e Gianluca De Leo.

Come già scritto, la pena più severa, 25 anni di carcere, è stata inflitta a Gaspare Como (nella foto) cognato di Matteo Messina Denaro, al quale si contesta un ruolo di vertice nella “famiglia” di Castelvetrano, e a Dario Messina, ritenuto dagli inquirenti il nuovo reggente del mandamento mafioso di Mazara.

Queste le altre pene: 21 anni per Vittorio Signorello, anche lui di Castelvetrano, 18 anni per Bruno Giacalone, di Mazara, 17 anni ciascuno per Vito Bono, di Campobello di Mazara, e per il mazarese Giovanni Mattarella, genero del defunto boss Vito Gondola, detto “Coffa”, 16 anni per il castelvetranese Carlo Cattaneo, quest’ultimo, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni, poi, per il campobellese Giuseppe Accardo, 4 anni e 4 mila euro di multa per l’ex consigliere comunale di Castelvetrano Calogero “Lillo” Giambalvo, e 4 anni ciascuno per Carlo Lanzetta, Nicola Scaminaci, Giuseppe Tommaso Crispino e Maria Letizia Asaro. Tra le parti civili, anche i comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, ai quali è stato accordato un risarcimento danni di 10 mila euro ciascuno. Cinquemila euro di risarcimento per Pasquale Calamia, ex consigliere comunale del Pd a Castelvetrano, che tra il 2008 e il 2013 subì alcune intimidazioni. Tremila euro per le altre parti civili: Sicindustria e Antiracket Trapani, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Novara, Codici Sicilia (avv. Giovanni Crimi), Antiracket Alcamese, Centro Pio La Torre e La Verità Vive. Comminate anche una serie di pene accessorie e disposte confische di beni, quote societarie e conti correnti (per Cattaneo), nonché distruzione di armi sequestrate. Tra le accuse a vario titolo contestate agli imputati, oltre all’associazione mafiosa, anche l’estorsione, i danneggiamenti (incendi), il trasferimento fraudolento di valori e il favoreggiamento. Nell’indagine, è emerso anche l’interesse della mafia nel settore delle scommesse on line. Tra i difensori degli imputati, oltre a Vito Cimiotta, anche Walter Marino, Paola Polizzi, Giuseppe Pantaleo, Daniele Bernardone, Vincenzo Salvo, Maurizio Montalbano, Luca Cianferoni e Roberto Fabio Tricoli. Altri 14 persone coinvolte nell’operazione “Annozero” hanno scelto di essere processati con rito abbreviato e lo scorso 6 novembre sono state condannate in appello. E in particolare, sono stati condannati Giuseppe Tilotta a 11 anni e 2 mesi, Giuseppe Paolo Bongiorno a 7 anni e 2 mesi, Leonardo Milazzo a 6 anni e 10 mesi, Andrea Valenti a 10 anni (di cui 2 anni per una precedente pena passata in giudicato), Vincenzo La Cascia a 12 anni e 8 mesi, Raffaele Urso a 14 anni e 10 mesi, Nicola Accardo a 13 anni e 4 mesi, Filippo Dell’Aquila a 11 anni e 6 mesi, Antonino Triolo a 11 anni e 4 mesi, Calogero Guarino a 10 anni e 8 mesi, Bartolomeo Tilotta a 1 anno e 10 mesi, Mario Tripoli a 1 anno e 6 mesi. Confermati 8 anni per Angelo Greco. La Corte d’Appello di Palermo ha, inoltre, revocato per Mario Tripoli la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, a Bartolomeo Tilotta è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Per Giuseppe Paolo Bongiorno e Leonardo Milazzo è stata ridotta a 1 anno e 6 mesi la misura di sicurezza della libertà vigilata.