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09/03/2022 06:00:00

Irsap, imprenditori contro la riforma: "Strozza le aree industriali in Sicilia". Turano: "Evita le speculazioni"

 "Come mettere in ginocchio, in un momento molto particolare, un intero settore...". E' questo il commento che alcuni imprenditori fanno rispetto alla norma approvata a fine anno dall'Assemblea Regionale Siciliana, che, secondo  loro "è una vera e propria mannaia per chi vuole acquistare o affittare un immobile, un capannone come un magazzino", in una delle aree industriali gestite dall'Irsap, l'ente che ha preso il posto dei fallimentari Consorzi Asi.

Proprio nell'area industriale di Trapani, più volte al centro dei racconti di Tp24 per lo stato di abbandono, da tempo si registrava una certa ripresa delle attività, con alcuni imprenditori che avevano ripreso ad investire. Ma adesso anche loro, dicono a Tp24, devono alzare le mani.

A Dicembre è stata approvata dall'Assemblea regionale siciliana,  la legge 33 (del 18 Dicembre 2021) di riforma dell'Irsap. La potete scaricare a questo link.

«Le modifiche e le integrazioni apportate alla legge sull’Irsap ci consentiranno di colmare alcune incongruenze normative e di accelerare il pieno e razionale utilizzo delle aree industriali dell’Isola» ha commentato Musumeci.  Perchè l'obiettivo della Regione è quello di di rendere funzionali e attrattive le aree industriali in termini di servizi e infrastrutture. Per Mimmo Turano, che ha la delega alle attività produttive, addirittura con questa legge, l'ente si trasforma in  "un’agenzia di sviluppo efficiente al servizio del tessuto produttivo siciliano». 

La legge recepisce il regolamento per gli insediamenti produttivi negli agglomerati industriali gestiti dall'Irsap, che era stato approvato dal Cda dell'ente un anno prima. Lo potete leggere a questo link.

Ma in realtà l'articolo 21 del regolamento prevede che se qualcuno si aggiudica un lotto o  vende o compra un fabbricato nell'ex aree Asi, deve versare all'Irsap un obolo, che nel caso di Trapani è ad esempio di 22,85 euro a metro quadro (cambia, infatti, in base alla tabella degli oneri di urbanizzazione previsti dal Comune sede dell'area industriale),  se la destinazione è artigianale, ben 41 euro se è commerciale, e  19,90 se l'utilizzo è industrale.

L'imposta va versata non ad ogni passaggio, ma una sola volta. Quindi, succede che chi ha comprato un lotto, anni fa, al prezzo, per esempio a 8 euro a metro quadro, se vuole rivenderlo si vede costretto a pagare una cifra che porta il bene ad una quotazione fuori dal mercato.  Tra l'altro, per come è formulata la legge, sembra che l'applicazione dell'imposta abbia valore retroattivo. 

Nel vecchio regolamento dei Consorzi Asi questa imposta non era prevista, è stata inserita nel nuovo regolamento dell'Irsap. La conseguenza è che nessuno vuole più affittare. Ci spiega un imprenditore: "Io stesso ero intenzionato ad un lotto di 10mila metri quadrati, a Trapani, con un prezzo stimato in 223mila euro. Ma adesso, calcolando la nuova imposta, il prezzo aumenta a 400mila euro. Incide almeno sul 50% del valore dell'immobile, e non si capisce a che titolo".

"Così si immobilizza l'economia, con capannoni già in stato di cattiva conservazione, che rischiano di diventare fatiscenti, perchè acquistarli e recuperarli, a questo prezzo, non conviene a nessuno" aggiunge un altro imprenditore a Tp24. 

"La legge dice  chiaramente che devono pagare quanto previsto" risponde a Tp24 un funzionario dell'Irsap, che ammette: "Ci sono difficoltà di interpretazione, e gli uffici sono bloccati. Ma l'impianto è confermato: puoi solo vendere o affittare un bene se versi l'equivalente degli oneri di urbanizzazione". Con qualche problema: "Il regolamento è chiaro, ma una legge precedente, del 2015, stabilisce che per i lotti industriali ci possa essere l'esonero". Insomma, il regolamento dice una cosa, la legge, precedente, un'altra. Il solito conflitto della burocrazia siciliana. Ma una cosa è chiara: per i lotti artigianali e commerciali, si deve pagare anche in caso di affitto parziale.

Difende la sua legge Mimmo Turano, assessore alle attività produttive: "La riforma l'ho scritta io, e difendo punto per punto quanto deciso. Spesso, infatti, è accaduto che i lotti delle aree industriali sono stati acquistati ad un prezzo politico, senza pagare gli oneri concessori, da persone che non fatto impresa, e che poi hanno speculato sulla rivendita del lotto o del capannone. Se tu hai un capannone - spiega Turano - e dopo sei mesi te lo vuoi rivendere, quella è un'attività immobiliare. L'Irsap non può fare attiività immobiliare fine a se stessa, ma devo aiutare gli imprenditori a fare attività industriale. E' questo il senso della norma. Ripeto: tu hai preso un bene della Regione a prezzo agevolato, ma devi fare attività d'impresa, assumendotene i rischi. Finora, invece, c'era qualcuno che faceva speculazione, con i soldi pubblici ... Se adesso i privati vogliono fare attività immobiliare, quanto meno devono pagare gli oneri... ". 

Turano si basa su quanto è capitato spesso nelle aree industriali, dove, in virtù della vecchia legge che stabiliva che il 10% delle attività potesse essere di natura commerciale, c'è stata la corsa dei più furbi ad acquisire lotti a prezzo politico, ad esempio 30 euro a metro quadrato, ed a rivenderli, dopo aver cambiato la destinazione d'uso, come attività commerciali, con una valore che diventa, facendo le proporzioni, di 800 euro a metro quadro. "E' anche per questo che abbiamo cambiato un altro aspetto delle aree industriali, nella riforma - spiega Turano - mentre prima il 10% si intendeva come una riserva dell'area complessiva, adesso è il 10% di ogni singolo lotto". Insomma, non si può più creare un centro commerciale, ma ogni lotto può avere un'area dedicata alla vendita dei propri prodotti e di quelli affini, una sorta di spaccio aziendale.