"Le imprese siciliane non usciranno vive da questa crisi. I rincari delle materie prime, l'aumento incontrollabile dei costi dell'energia, del gas, del carburante, l'ennesima tempesta insomma è per noi il colpo di grazia".
Le previsioni sono funeste: 20 milioni di ore di cassa integrazione. "Non ci saranno vie di uscita, non se le imprese resteranno sole e se il governo regionale non interverrà in maniera netta, convinta e drastica". L'appello, che viene da Confindustria Sicilia, è rivolto al governo Musumeci ed emerge da un incontro con il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, e il consiglio di presidenza di Confindustria Sicilia.
Presenti all'incontro nella sede dell'assessorato dell'economia il presidente di Confindustria Sicilia Alessandro Albanese e i vicepresidenti di Confindustria Sicilia Antonello Biriaco e Gregory Bongiorno. Confindustria Sicilia chiede "un unico intervento sulla leva del costo del lavoro. Risorse per la decontribuzione, solo così potremo uscire dall'angolo. Serve un miliardo, non sono soldi che vanno alle imprese ma che servono alla diminuzione del costo dei lavoratori. Questa è la migliore manovra sociale che un governo possa intestarsi, perché solo così potrà salvare la produzione e l'occupazione. Dalle stime in nostro possesso infatti questa crisi alle imprese siciliane costerà 20 milioni di ore di cassa integrazione". Questa la sintesi che viene fuori dall'incontro alla Regione. La rappresentanza degli industriali siciliani ha esposto l'estrema drammaticità della situazione per le imprese siciliane, soffocate dai rincari energetici, impotenti di fronte alla assoluta mancanza di materie prime e dall'aumento vertiginoso dei loro prezzi, schiacciate da un costo del lavoro insostenibile, incastrate da una burocrazia paralizzante. La situazione si aggrava per le imprese alimentari, che oltre ai rincari energetici, oltre alla crescita esponenziale dei costi del gas, soffrono l'assoluta irreperibilità delle materie prime.