A Marinella di Selinunte la protesta dei pescatori per il porticciolo intasato era durata 5 giorni, dal 19 al 23 febbraio.
Accampati notte e giorno a bloccare il passaggio delle macchine nel centro della borgata, a poca distanza dai loro pescherecci, avevano ottenuto l’attenzione del presidente della Regione Siciliana. Musumeci si era impegnato per l’immediato dragaggio della posidonia e per la ripresa dei lavori di ricostruzione della banchina (che avevano subìto un forte rallentamento), promettendo anche un nuovo porto per la soluzione definitiva del problema.
In effetti i lavori della banchina sono ripresi ed è cominciata anche la bonifica delle zone perimetrali del porticciolo, per i primi 4 mila metri cubi di materiale, che un’impresa smaltisce in discarica con diversi viaggi di camion.
Ad oggi però, il tanto atteso mezzo anfibio che avrebbe dovuto rimuovere le alghe e la sabbia dalle zone centrali non si è visto. Il motivo è che ancora non sarebbe stata formalizzata la variante per la stessa impresa che si sta occupando della banchina e che dovrebbe toglierne i restanti 15 mila metri cubi.
Perché? Il problema sembra essere collegato allo spostamento temporaneo di questo materiale e al suo smaltimento definitivo.
Per ridurne il peso, la “posidonia” verrebbe trasportata presso il Polo Tecnologico di Castelvetrano, che però non è nella disponibilità del comune, ma di un curatore fallimentare. Il sindaco Alfano potrebbe disporre un’ordinanza “contingibile ed urgente”, in modo da permetterne comunque il deposito temporaneo. Ma per farlo ha bisogno dell’Arpa e dell’Asp che certifichino l’esigenza di depositarle lì a causa di possibili rischi per la salute pubblica nel caso invece rimanessero ancora al porto. Insomma, bisognerebbe tirare fuori dal cappello una di quelle motivazioni da somma urgenza come quelle di alcuni anni fa, quando ad un certo punto, le alghe che stagnavano nel porto da due o tre anni diventavano improvvisamente pericolose in termini igienico-sanitari e il comune poteva affidare le bonifiche senza appalto.
E qualcosa dal cappello bisognerebbe tirarlo fuori anche per lo smaltimento definitivo.
Infatti, una volta asciutto, il materiale andrebbe portato via. Sì, ma dove? In discarica costerebbe troppo.
Ecco perché potrebbe essere trasformato in compost (nel 2015 avevamo scritto del progetto Medcot). Le aziende in grado di farlo ci sono, ma trattano soltanto la posidonia, non i fanghi di dragaggio pieni di rifiuti di ogni tipo. Il curatore fallimentare del Polo Tecnologico accetterebbe a cuor leggero di trovarsi con 15 mila metri cubi di sostanziale materiale indifferenziato, proprio mentre sta tentando di vendere la struttura a terzi?
Quando negli anni passati pensava a tutto il comune di Castelvetrano, in via “sussidiaria” rispetto alla Regione Siciliana inadempiente (si diceva sempre così), le soluzioni si trovavano. E che soluzioni!
Per esempio, per lo stoccaggio “temporaneo” fu usato addirittura un campo di ulivo, facendo morire una trentina di alberi. Oppure una zona della periferia castelvetranese (via Manganelli) per poi, almeno sulla carta, prevedere di riportare tutto di nuovo in mare, davanti la riva, “per evitare l’erosione delle coste”. Difficile dire se la politica regionale riuscirà ad essere più creativa. Di certo, il clima elettorale aguzza l’ingegno.
E a proposito di elezioni, ieri pomeriggio a Selinunte è arrivato pure Cateno De Luca, in una delle sue tappe del tour in provincia di Trapani, dopo aver mangiato le cassatelle di Partanna, le panelle di Alcamo, i cannoli di Paceco e il pane di Castelvetrano. Immaginiamo già che se verrà eletto presidente della Regione farà costruire un porto fantastico.
Egidio Morici