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27/04/2022 06:00:00

Marsala, Massimo Pastore: "Riapriamo il Teatro Comunale, riapriamo la balera dell'anima"

 Massimo Pastore, attore, regista e animatore del TAM, Teatro Abusivo di Marsala, un “abusivismo” nato per necessità in un momento in cui tutti gli spazi dedicati alla cultura in città erano chiusi. Dieci anni fa, nel 2012, il Teatro Comunale era chiuso, ci ritroviamo dopo dieci anni con una nuova chiusura del Teatro “Eliodoro Sollima”. Perché è di nuovo chiuso, lo ha capito?


E’ incredibile ma soprattutto dolorosissimo. Sono passati dieci anni, allora fu chiuso per un paio d’anni, non si capì bene perché, ed da allora iniziano i problemi del Teatro Comunale. Quella chiusura di dieci anni fa procurò dei danni che adesso pare siano deflagrati. Si dice che ci sia un problema al soffitto a causa di alcune infiltrazioni, perché manca una manutenzione ordinaria non straordinaria. Il risultato è, come dice Andrea Pennacchi, una porta sbattuta in faccia alla città. Perché quando si chiude un teatro, quando si tiene chiuso un teatro in una città, non viene a mancare soltanto un momento di svago o di divertimento serale, ma viene a mancare il luogo attorno al quale si costituisce l’identità di una città, è questo che fa un teatro in una città, per non parlare del fatto che il teatro comunale di Marsala che è del 1815, andrebbe inserito dal Ministero dei Beni Culturali tra i beni architettonici e monumentali, cosa che non è mai stata fatta. Quando si tiene chiuso un teatro si impedisce alla città di avere un momento di confronto, si impedisce alla città di costruire senso e sembra fatto apposta, mio dispiace dirlo. Io non so se la colpa di questa nuova chiusura sia dell’amministrazione attuale o se l’abbiano ereditata ma questo non sminuisce la responsabilità dell'amministrazione in carica, che non sembra avere la solerzia di comunicare alla città che fine ha fatto un teatro chiuso per tanti anni, riaperto nel 1994, e poi andato avanti senza una programmazione statica, senza un direttore artistico, senza un personale adibito alla cura e alla manutenzione di questo luogo, senza farne quel luogo dove poter fare andare ragazzi, giovani, a frequentare, a praticare la migliore cultura e tradizione teatrale, che è anche cultura e tradizione di democrazia. Se non si capisce questo non abbiamo bisogno di dire altro.

Lo scorso anno si voleva mettere in campo una rete per il rilancio e la riapertura ma è naufragato tutto ancora prima di nascere. Per anni chi organizzava gli eventi culturali al Teatro doveva poi pulire, per dire come è stata gestita questa struttura culturale della città.

I teatri non sono proprietà delle amministrazioni comunali, sono beni pubblici. E’ un bene che va messo a disposizione della cittadinanza. A Napoli l’amministrazione ha dato una sala all’interno del Palazzo Filangieri alle compagnie non prodotte, che non godono cioè di circuiti economici particolari, dicendo: non ci date una lira ma la manutenzione la fate voi e il Comune di Napoli ha risparmiato un milione di euro e il luogo è aperto. Io non voglio fare piagnistei, non mi piace, noi che da dieci anni siamo l’unica realtà che fa formazione teatrale, abbiano difficoltà a reperire i luoghi dove fare questo, soprattutto dopo due anni di pandemia, perché se dobbiamo usare un luogo lo dobbiamo pagare, a noi farebbe grande comodo avere un luogo dove non paghiamo niente e saremmo felicissimi di ricompensare questa ospitalità mettendo a disposizione tutte le nostre forze per la pulizia e quant’altro.

L’appello di Massimo Pastore al sindaco di Marsala, Massimo Grillo, è: datelo a noi?

E’ datelo, non a noi, datelo alla città e chiunque abbia un’attività con finalità formativa o pedagogica, abbia la possibilità di usarlo gratuitamente.

Strano, perché il sindaco è molto innamorato del concetto di bene comune, forse fraintendendo un po’ il significato…

Sì, credo ci sia un fortissimo fraintendimento di bene comune, perché una piazzola da curare è importante, ma qui stiamo parlando di un luogo che ha un valore inestimabile e i danni, eventualmente non più riparabili, dovrebbero essere denunciati alla Corte dei Conti come danno erariale, perché stiamo parlando di un luogo che ha un valore storico-architettonico immenso, che non si può trattare alla stregua dell’aiuola del centro storico.

Sappiamo cosa è stata Marsala quando il Teatro era aperto e di cosa ha beneficato per anni e cos’è Marsala ora che paga il prezzo di un teatro balbettante. Lo si vede nell’atmosfera che c’è in città, nelle iniziative, per questo bisogna tenere aperto un teatro, anche per quelli che non ci vanno. Pastore lei ha entrature al Comune, fa parte della commissione toponomastica?

Io ero stato nominato, non ho mai capito per quali meriti, come membro della commissione toponomastica, ho partecipato ad un paio di riunioni e da più di un mese ho presentato le mie dimissioni, non credo di avere meriti particolari per far parte di questa commissione e in ogni caso, lo devo dire molto sinceramente, ho avuto il sospetto ad un certo punto che fosse un tentativo di dirmi: ti riconosciamo un ruolo, così stai buonino e non fai troppe polemiche, chi mi conosce sa che non è la via giusta per mettermi a tacere. Io lo dico con molta semplicità, l’attuale sindaco di Marsala, Massimo Grillo, è stato mio compagno di Liceo per cinque anni, potrei vantare una amicizia antica, non è questo il problema, il problema è semplicemente dare parola al dissenso, dare parola al pensiero, e questo lo fa il teatro, e a Marsala siamo vittime di un equivoco clamoroso che il teatro sia uguale a spettacolo, intrattenimento, il teatro è anche questo ma è, soprattutto, scuola di pensiero, è palestra di pensiero. Diceva Michele Perriera, che in questa città ha diretto per quasi dieci anni una scuola di teatro gratuita, una scuola di teatro del comune e non si pagava un euro - oggi il 90% della forza teatrale operante a Marsala, chiamiamola così, viene da quella scuola, a partire da Luana Rondinelli, Federico Brugnone e altri - Michele diceva che il teatro è una balera dell’anima, un luogo dove l’anima viene messa in condizione di ballare, di respirare e di dimostrare di essere viva, attiva. Non possiamo ridurre il teatro al solo intrattenimento, il teatro è molto altro, e l’equivoco che fagocita tutta l’attività è proprio questo, che il teatro sia intrattenimento.