“Non c’è prova che fu lui a scagliare quella pietra contro l’auto”. E’ quanto ha sentenziato il giudice monocratico di Marsala Giuseppina Montericcio nel processo che ha visto imputato, per danneggiamento, il mazarese Lucio Giacalone, fratello del più noto Bruno Giacalone, condannato in primo grado a 18 anni di carcere per associazione mafiosa (processo “Annozero”).
Lucio Giacalone è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. A difendere entrambi i fratelli Giacalone è l’avvocato Vito Cimiotta. A Lucio Giacalone si contestava il danneggiamento dell’auto del mazarese Carlo Roccafiorita.
Per l’imputato, il pm aveva chiesto la condanna a mesi sei di reclusione. Ma sulla base del video prodotto dai carabinieri e su una perizia medica richiesta dal giudice, e riguardante le condizioni di salute del Giacalone ai tempi del fatto, è scattata l’assoluzione. Seppur con la formula dell’art. 530 comma 2 del codice di procedura penale. “Il giudice – dice l’avvocato Cimiotta - sulla base delle risultanze non ha potuto far altro che assolvere l'imputato. Il video non era chiaro e il medico aveva escluso che il Giacalone operato poco prima alla gamba e all'anca non poteva percorrere con una andatura veloce la strada luogo del misfatto. Ed infatti, a seguito di produzione documentale della difesa, era emerso che il Giacalone Lucio, poco prima dei fatti, era stato sottoposto ad operazione all'arto inferiore”.