Il fotograro trapanese Francesco Bellina ha presentato i suoi scatti al Festival di Internazionale di Ferrara.
L’incontro si chiama “Reti vuote”, ed è è stata un’occasione per presentare il progetto fotografico portato avanti insieme al giornalista Stefano Liberti e promosso da Studio Rizoma, parte dell’Italian Council, dedicato ai pescatori artigianali, minacciati da pesca industriale e crisi climatica, in un’indagine che collega la Sicilia alla Tunisia, al Ghana. (Il Festival che ha portato il meglio della stampa internazionale in Italia si svolge a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre ed è alla sua sedicesima edizione).
«In un momento particolare della mia vita ho cercato di riprendere in mano le mie radici familiari, a Trapani. Il ramo da parte di mio padre fa parte del mondo della pesca, dei piccoli pescatori» spiega Francesco Bellina. «Partendo anche solo dalla mia famiglia ho capito che c’erano tante cose in comune con il Maghreb. Ho cercato di unire diversi Sud che amo e ai quali sono legato personalmente». Il lavoro si svolge a Trapani, a Tunisi e ad Accra, in Ghana. «I tunisini ci hanno insegnato a fare le tonnare, noi abbiamo insegnato loro a pescare il corallo», continua Bellina. «Perché anche se oggi non è più così, prima la Sicilia e la Tunisia erano considerate all’interno della stessa area geografica. C’era uno scambio continuo. Anche nel caso del Ghana c’è un legame personale: ho scelto di indagare il quartiere di Jamestown, al quale sono legato per un progetto fotografico che ho realizzato dal 2015 al 2020, seguendo la tratta di schiave sessuali dal quartiere di Ballarò, Palermo, fino alla Nigeria, passando per il Ghana. Quella che c’è in Sicilia è una delle comunità ghanesi più grandi d’Italia e con loro ho stretto un rapporto molto forte. Mi hanno insegnato la lingua e ora il Paese è la mia seconda casa».