Giorgia Meloni è alle prese con la formazione del nuovo governo, ci sono delle caselle da riempire, ma prima di scegliere i ministri ci sono altre due postazioni da occupare e si tratta di quella dei presidente di Camera e Senato, la presidenza del Senato dovrebbe andare a Fratelli d'Italia con Ignazio La Russa mentre alla Lega andrebbe la presidenza di Montecitorio con Riccardo Molinari.
I ministeri divisi alla Lega e a Forza Italia potrebbero essere 5 per ciascun partito, Berlusconi è impegnato intanto a proteggere i suoi fedelissimi, da una parte Antonio Tajani a cui andrà con molta probabilità il ministero degli Esteri, mentre per Lincia Ronzulli in ballo c’è il ministero delle Infrastrutture o della Pubblica Istruzione, comunque un ministero con portafoglio. Alla Difesa invece dovrebbe andare Adolfo Urso, alla Salute il nome che si fa è quello di Guido Rasi, ma in lizza ci sono anche Guido Bertolaso e Alberto Zangrillo, alla Giustizia ci sarà Carlo Nordio.
E’ Maurizio Leo il nome che potrebbe diventare il nuovo ministro del Lavoro, niente Viminale per Salvini, casella invece che sarà occupata con molta probabilità da Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Matteo Salvini.
Il ministero della Transizione ecologica passa da Cingolani a Antonio D'Amato, ex numero uno di Confindustria.
Nomi forti per l’Economia, la Meloni vorrebbe piazzare dei tecnici o comunque persone di comprovata esperienza, al momento i nomi che si rincorrono sono quelli di Siniscalco e di Visco. Ma per il ministero si fa anche il nome di Gaetano Miccichè, attuale presidente della divisone Imi di Banca Intesa.
Salvini fa il pressing per ottenere o le Infrastrutture o l’Agricoltura, per la Famiglia i nomi sono due: Erika Stefani o Giulia Bongiorno.
Posto tra i ministri anche per Nello Musumeci che potrebbe essere il nuovo ministro per il Sud, mentre Raffaele Fitto è in corsa per gli Affari europei, Fabio Rampelli per l’Ambiente, Giampaolo Rossi potrebbe andare ai Beni Culturali.
E ieri mattina si sono riuniti i parlamentari eletti di Fratelli d’Italia per la loro prima assemblea con Giorgia Meloni, sui presunti veti che ci sarebbero a smentire direttamente i deputati ma anche lo stesso Silvio Berlusconi: “Non esistono liste della spesa di Forza Italia, che mette a disposizione i suoi migliori parlamentari, da impiegare al meglio nel quadro di un assetto complessivo della squadra di governo. Posso dire solo due cose, in astratto, sul piano metodologico. La prima è che, a differenza di quanto si legge, non esistono, non possono esistere, fra partiti alleati, veti o pregiudiziali verso qualcuno”.
Ci sono dunque dei passaggi istituzionali importanti prima della formazione del governo ma il 25 ottobre potrebbe essere la data del giuramento ufficiale.
Intanto il 13 ottobre le due Camere disgiunte verranno convocate secondo un preciso ordine: prima la Camera e poi il Senato, alle 10 partirà la seduta di Montecitorio, presieduta da Ettore Rosato, e alle 10.30 quella di Palazzo Madama, presieduta da Giorgio Napolitano.
Si procederà alla elezione del presidente che deve ottenere la maggioranza dei 2/3, dal quarto scrutinio in poi sarà sufficiente la maggioranza assoluta, cioè 201 voti.
Al Senato per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei voti, 104, dei componenti dell’assemblea, se non si raggiungerà la maggioranza si procederà il giorno dopo e basterà la maggioranza assoluta dei voti dei presenti.