E’ Ignazio La Russa il presidente del Senato, eletto ieri con 116 voti su una maggioranza di 104. Sessantacinque le schede bianche, due voti a Liliana Segre e due per Calderoli. Forza Italia ha partecipato alla votazione solo con Maria Elisabetta Casellati e Silvio Berlusconi, c’è stata una resistenza da parte di tutta Forza Italia che non ha partecipato al voto, il soccorso a La Russa è arrivato da altre forze politiche, seppure il Pd dica che le loro schede sono tutte bianche e facilmente individuabili, dice la dem Serracchiani.
Le tensioni politiche tra Forza Italia e Fratelli d’Italia sono tante e passano tutte dal nome dei ministri, la Meloni storce il naso su quelli indicati dal Cavaliere.
La seduta ieri mattina è stata presieduta da Liliana Sagre, la vera bussola politica di questa XIX legislatura, con la pacatezza che le è virtù ha scandito la tabella di marcia per i prossimi mesi.
Un punto su tutti: la Costituzione. A Palazzo Madama la testimone della Shoah ha ribadito: “Come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà”. Poi la Segre ha ricordato le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "La pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.
Infine un richiamo ai parlamentari eletti e sulla necessità che la politica torni ad essere seria e non più urlata: “L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio“, che non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con ‘disciplina e onore’ ma impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse. Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica ‘alta’ e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza”.
Immediate le congratulazioni da parte di Giorgia Meloni: “Congratulazioni al neo presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa. Siamo orgogliosi che i senatori abbiano eletto un patriota, un servitore dello Stato, un uomo innamorato dell’Italia e che ha sempre anteposto l’interesse nazionale a qualunque cosa. Per Fratelli d’Italia Ignazio è punto di riferimento insostituibile, un amico, un fratello, un esempio per generazioni di militanti e dirigenti. È un politico dall’intelligenza rara e dalla tenacia altrettanto introvabile. Un uomo orgoglioso della sua identità politica ma che ha sempre saputo mettere il senso delle Istituzioni al servizio di tutti gli incarichi che ha ricoperto nella sua carriera. E che siamo certi farà altrettanto bene, con autorevolezza, competenza e imparzialità, alla Presidenza del Senato. Grazie a tutti coloro che, con senso di responsabilità e in un momento nel quale l’Italia chiede risposte immediate, hanno consentito di far eleggere già alla prima votazione la seconda carica dello Stato. Continueremo a procedere spediti”.
La Russa è salito sullo scranno più alto di Palazzo Madama e ha omaggiato la Segre con un mazzo di rose bianche: “Ho voluto omaggiare, non proforma ma dal cuore, portare fiori alla senatrice a vita Segre che ha parlato di tre date alle quali non voglio fuggire: il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Io vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d'Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale. Queste date tutte insieme vanno celebrate da tutti perchè solo un'Italia coesa e unita è la migliore precondizione per affrontare ogni emergenza e criticità”.
Il discorso di La Russa ha sorpreso l’opposizione, di apertura ma tutto orientato al servizio prestato al Paese: “Il mio è un compito di servizio, non devo cercare oggi agli applausi, non devo dire parole roboanti o captare la vostra benevolenza. Lo dovrò fare ogni giorno, le scelte che dovrò fare a volte piaceranno a volte non piaceranno. Non c'è bisogno di parole che suscitano un applauso, ma solo di una sincera promessa: cercherò con tutte le mie forze di essere il presidente di tutti”.
Nel suo discorso ha ricordato le vittime di mafia e del terrorismo, ha trovato spazio anche un omaggio alle forze dell’ordine, alla necessaria pace, ai caduti di tutte le guerre. Infine un richiamo alle riforme: “Non dobbiamo favoleggiare il 'tutto e subito', ma soprattutto non bisogna temerle. Bisogna provare a realizzarle insieme. E al Senato può spettare il via alla necessità di aggiornare - non la prima parte che è intangibile - ma quella parte della Costituzione che dia più capacità di dare risposte ai cittadini e di appartenere alla volontà del popolo".