Vanno a trovare a casa un amico poi arrestato e condannato (patteggiamento) per coltivazione di canapa indiana e si ritrovano sotto processo per concorso nella medesima attività illegale.
Il “coltivatore” aveva, infatti, installato un sistema di video-sorveglianza ed esaminando le immagini registrate dalle telecamere, gli investigatori hanno notato che i cinque erano andati a trovarlo almeno due o tre volte.
E così è scattato anche il procedimento penale a carico di altri cinque marsalesi: Gaspare Sparla, di 53 anni, Vincenzo Sparla, di 39, Alessio Sparla, di 36, Gaspare Maurizio Giannone, di 49, e Vincenzo Fabio Licari, di 47.
I cinque sono attualmente sotto processo davanti al giudice monocratico di Marsala. A difenderli sono gli avvocati Natale Pietrafitta, Luigi Pipitone e Francesca Frusteri. I cinque imputati, alcuni dei quali volti noti alla giustizia e alle forze dell’ordine, si difendono affermando che loro non partecipavano a quella attività illegale, ma andavano a trovare l’amico per altri motivi. Non illegali. Si vedrà se riusciranno a convincere il giudice. Dei cinque, i volti più noti sono senza dubbio i fratelli Vincenzo e Alessio Sparla, che nel febbraio 2020 furono condannati, con rito abbreviato, dal gup di Marsala Francesco Parrinello per spaccio di cocaina. Per il primo, il gup sentenziò cinque anni e 4 mesi di carcere, con 19 mila euro di multa, mentre per il secondo cinque anni e 26 mila euro di multa. Condannati, allora, anche altri sei presunti spacciatori. Con quell’indagine, la polizia ritenne di aver fatto luce su una delle più agguerrite organizzazioni criminali locali dedite allo spaccio di cocaina a Marsala e Favignana. In particolare, emerse che gli Sparla avevano preso in affitto un’abitazione in piazza Carmine, nel centro storico di Marsala, per adibirla a “centrale di spaccio”. Si è, poi, scoperto che erano “tra i principali approvvigionatori di cocaina sulla piazza di Marsala”.