Porta purtroppo un brutto segno meno il Prodotto interno lordo della Sicilia, che diminuisce del 6,9 per cento nel 2020 ma, per quanto non si possa certo parlare di un dato incoraggiante, la perdita resta inferiore a quella del Mezzogiorno (-7,4 per cento) e del resto della nazione (-7,9 per cento): l’economia isolana ha subito quindi un peggioramento, distribuito su tutti i settori produttivi, ma leggermente inferiore rispetto ad altre aree geografiche. È quanto emerge dal Focus su Mezzogiorno elaborato da Srm, il Centro Studi specializzato nell’analisi delle filiere produttive e del turismo, collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo e sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. In valori assoluti, riporta Focusicilia, il Pil siciliano ha superato gli 83 miliardi di euro, con un pro capite poco superiore ai 17 mila euro, drasticamente inferiore a quello nazionale che è vicino ai 28 mila euro. Al confronto tra il 2019 e il 2020, il calo ha riguardato ogni settore: dai servizi (-6,5 per cento) all’industria in senso stretto (-5,2 per cento), dalle costruzioni (-4,9 per cento) all’agricoltura (-3,7 per cento). Gli effetti della crisi pandemica, in pratica, hanno già vanificato la modesta ripresa dell’uno per cento registrata tra il 2018 e il 2019.
Disoccupazione in calo, ma i tassi restano altissimi
Più recenti e incoraggianti invece i dati relativi alla forza lavoro in Sicilia: la popolazione economicamente attiva di occupati e disoccupati nel secondo trimestre 2022 è stata mediamente pari a un milione e 620mila persone (il 22,5 per cento del totale meridionale), con un aumento dello 0,4 per cento rispetto al II trimestre 2021. “Il numero degli occupati è cresciuto del 4,6 per cento portandosi a 1 milione e 345 mila unità – scrive Srm – mentre è in calo il numero dei disoccupati (-16 per cento, 275mila unità)”. Quanto al tasso di occupazione – il rapporto tra il numero di occupati e il totale della popolazione – in Sicilia è pari al 42,9 per cento, valore inferiore a quello registrato nel Mezzogiorno (47,3 per cento). Il tasso di disoccupazione è sceso portandosi al 17,3 per cento (contro il 20,8 per cento registrato nell’analogo periodo dell’anno precedente). Tendenza analoga anche per il tasso di disoccupazione femminile, che è sceso al 19,2 per cento mantenendosi vicino al 16,8 per cento del Mezzogiorno ma nettamente più alto del 9,4 per cento nazionale.
Aumento netto del comparto costruzioni
Il 22 per cento delle imprese del Mezzogiorno si trovano in Sicilia e al secondo trimestre del 2022 il loro nunero era in crescita dell’1,3 per cento rispetto al dato del 2021. Nel dettaglio, è calato il numero delle società di persone (-0,7 per cento, a 32.526 unità) ed è aumentato quello delle società di capitali (+5,3 per cento, a 76.550 unità) e delle imprese individuali (+0,5 per cento, a 257.767). In termini settoriali spicca l’aumento delle imprese nel settore delle costruzioni che cresce del 4,4 per cento, resta costante il numero delle imprese del comparto agricolo mentre l’aumento investe le imprese di tutti i principali settori. Il commercio all’ingrosso e al dettaglio resta il settore prevalente (30,5 per cento delle imprese siciliane), dato in linea con quello del Mezzogiorno e del resto d’Italia. I primi due comparti per settore di attività sono l’alimentare e il metallurgico.
Le esportazioni siciliane in nettissima ripresa
Il centro studi Srm evidenzia come al secondo trimestre del 2022 la Sicilia abbia registrato un interscambio commerciale (import + export) con l’estero pari a 19,4 miliardi di euro, in crescita del 62,3 per cento rispetto all’analogo dato del 2021; le importazioni sono state pari a 11,3 miliardi (+52,7 per cento) e le esportazioni pari a 8,1 miliardi (+78 per cento). Valori in aumento per l’export verso i Paesi dell’Area euro e verso l’area del Mediterraneo, principali aree di destinazione dell’export siciliano. In calo le esportazioni vero i Paesi Ue non euro (-3,2 per cento) e i Paesi Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – verso cui le esportazioni sono calate del 19 per cento. Con riferimento ai principali settori manifatturieri, spicca il settore energetico (coke e i prodotti petroliferi) con quasi 5,3 miliardi di euro di esportazioni, seguito dai prodotti chimici con 575 milioni di euro (+39,9 per cento) e dall’alimentare con 563 milioni di euro (+47,5 per cento). Emerge comunque dal confronto nazionale la consistenza ridottissima dell’export isolano: seppur in crescita, si rappresenta ancora una porzione che oscilla solamente tra il 2,4 e il 2,6 pe cento delle esportazioni complessive nazionali. (Focusicilia)