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21/10/2022 09:21:00

Meloni sale al Colle alle 10.30. Avrà l’incarico già stasera

Al Quirinale sono iniziate le consultazioni. Lungo tutta la giornata di ieri sono saliti al Colle per conferire con il presidente Mattarella: il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, i gruppi Autonomie, Misto, Verdi-SI, il Terzo polo, il Movimento 5 Stelle e il Pd. Il centrodestra, unito, verrà ricevuto questa mattina alle 10.30. Giorgia Meloni dovrebbe ottenere l’incarico già oggi e domani potrebbe tornare al Colle per presentare la lista dei ministri.

Maurizio Lupi assicura che al Quirinale sarà la Meloni a parlare a nome di tutta la coalizione. «Immagino che terremo la regola che ci siamo dati. Altrimenti ci saremmo presentati singolarmente». Dagospia: «Ce la farà Silvio a mordersi la lingua?».

Il presidente francese Macron sarà a Roma domenica e lunedì. Per farglielo incontrare, è essenziale che la Meloni giuri già domenica.

Giorgia si terrà la delega ai servizi segreti
Secondo Rep, Giorgia Meloni avrebbe deciso di tenere per sé, almeno all’inizio, la delega ai servizi segreti. «Una scelta che fa storcere il naso ad alcuni addetti ai lavori – per una questione di trasparenza e per il rischio di una concentrazione di potere troppo ampia – ma che ha un precedente importante: Giuseppe Conte. Per due anni e mezzo il leader dei 5 Stelle mantenne la prerogativa, salvo cederla a tre giorni dalla caduta definitiva. In questo caso, giustificherà la mossa con la necessità di affrontare con cautela questa delicata fase geopolitica».

I direttori delle tre agenzie rimarranno al loro posto: Elisabetta Belloni resterà al Dis, Mario Parente all’Aisi, Giovanni Caravelli all’Aise. Pare poi che la presidenza del Copasir, che spetta di diritto all’opposizione, andrà o a Enrico Borghi o a Lorenzo Guerini, entrambi di provata fede atlantista.

Davvero c’è un terzo audio di B?
Da Mentana, ieri pomeriggio, la direttrice dell’agenzia LaPresse Alessia Lautone ha negato l’esistenza di nuovi audio. L’integrale è composto dalla somma degli spezzoni che sono stati pubblicati sequenzialmente.


«Mentre il signor Berlusconi è sotto l’effetto della vodka russa in compagnia di “cinque amici di Putin” in Europa, Giorgia Meloni dimostra quali sono i veri principi e la comprensione delle sfide globali. Ognuno sceglie la propria strada» (tweet, in italiano, del consigliere di Zelens’kyj, Mykhailo Podolyak).

Tajani prova a metterci una pezza
«Sono qui per confermare ancora una volta la posizione del leader del mio partito, del mio partito, della mia personale, totalmente in favore della Nato, in favore delle relazioni transatlantiche, in favore dell’Europa e contro l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia». Così, davanti al pre-vertice del Ppe a Bruxelles, Antonio Tajani ha difeso Silvio Berlusconi, Forza Italia e sé stesso. «Un conto è la difesa della pace, un conto sono i rapporti di amicizia che Berlusconi ha avuto con Putin. Ma questi non cambiano la nostra posizione». Il Ppe ha apprezzato le sue parole. Il presidente Manfred Weber lo ha definito il «pontiere tra Forza Italia e il Parlamento europeo, garante di un approccio atlantista». Berlusconi però, a sentir diversi euro-parlamentari, resta un problema.
A metà pomeriggio, Tajani ha telefonato a Villa Grande: «È andata meglio del previsto».

Fi e M5s crescono ancora
Nei sondaggi, Fratelli d’Italia e M5s continuano a crescere. Il partito di Giorgia Meloni ha guadagnato un +1,3% (27,2%), quello di Giuseppe Conte ha segnato un +1,5% (17,7). Questi i risultati della prima Supermedia dopo le elezioni del 25 settembre, realizzata da YouTrend/Agi. Il Terzo Polo cresce un po’ meno (+0,4%), ma raggiunge quota 8,2%, molto vicino alla Lega. Il partito di Salvini è all’8,4%, cioè ha perso uno 0,4%. Cala anche Forza Italia che con un meno 0,5% scende al 7,6%. Il crollo più importante è stato però registrato dal Pd: -1,5%, che lo porta al 17.7%. La coalizione di centrodestra, vincitrice delle elezioni, è sempre in vantaggio al 44,2% (+0,4%), quella del centrosinistra ora è al 24,8% (-1,4%).

Draghi durissimo con i tedeschi
È iniziata ieri a Bruxelles la due giorni di riunioni del Consiglio europeo, l’ultimo con Mario Draghi a rappresentare l’Italia. Sul tavolo, c’è il pacchetto di misure per il contenimento degli aumenti in bolletta. Ursula von der Leyen ha ricordato che ci sono due modelli: «Uno al livello del Ttf, quindi sul mercato all’ingrosso del gas, e l’altro sul disaccoppiamento parziale del gas rispetto ai prezzi dell’elettricità». Ma i capi di Stato e di governo non sembrano voler trovare un accordo. Nel suo intervento, Mario Draghi ha criticato duramente la lentezza dell’Unione, ha detto che bisogna fare presto, che continuare a tergiversare serve solo a finanziare la guerra di Putin, provocare una recessione in Europa e spaccare il mercato unico europeo. Ha anche chiesto un fondo comune per mitigare i prezzi («e deve essere considerevole») e ha insistito sul price cap («Se non ora quando?»). Come sempre, ha trovato l’opposizione di Germania, Olanda e Ungheria. Per Olaf Scholz: «Con un tetto al prezzo del gas, la Ue rischia di averne di meno». Dello stesso avviso Viktor Orbán: «Un suicidio economico che non aiuterà l’Ucraina». A fine giornata Draghi cede e tuona: «Basta continuare a far finta, meglio riconoscere che siamo divisi».
L’indice Ttf di Amsterdam è risalito fino a 125 euro al megawattora. guadagnando oltre l’11% rispetto alla chiusura di mercoledì. Era dalla fine di agosto, quando toccò il 344 euro al megawattora, che non risaliva.

Alle 2.11 di questa notte, dopo ore di confronto durissimo, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha scritto in un tweet: «Un accordo è stato raggiunto». La Von der Leyen parla di 40 miliardi di euro dei fondi di coesione da spendere per mitigare i danni a famiglie e imprese. Dal premier italiano Mario Draghi arriva il commento: «È andata bene».