E’ stato un normale controllo della Guardia di finanza in materia di lavoro a fornire l’input per l’indagine che ha fatto venire a galla il caso delle estorsioni in busta paga che sarebbero state commesse, fino all’inizio del 2019, in danno di diversi dipendenti del supermercato Conad di Trapani, quando questo era gestito dalla società “L’Arcipelago”.
Proprio a seguito di questi controlli, eseguiti dall’appuntato Mocciaro, il luogotenente Antonio Lubrano ha sentito “puzza di bruciato” nei verbali di conciliazione sottoscritti dai dipendenti "difesi" dai sindacalisti. L’intuizione ha fatto scattare indagini più approfondite. Tutto ciò è venuto fuori nell’ultima udienza del processo in corso davanti al Tribunale di Trapani nel corso della deposizione di un altro investigatore impegnato nelle stesse investigazioni, il luogotenente Salvatore Missuto, che ha spiegato il lavoro svolto rispondendo alle domande del pm Francesca Urbani, che ha coordinato le Fiamme Gialle, e poi dei legali delle (avvocato Gaetano Di Bartolo e Fabio Sammartano). Missuto continuerà la sua deposizione alla prossima udienza, fissata per il 16 febbraio dell’anno prossimo.
Già condannata, in abbreviato, in primo grado, la 50enne sindacalista palermitana Nunzia Bivona, della UilTucs, imputati nel processo sono Antonino Bignardelli, 53 anni, di San Vito Lo Capo, della Cildi. Quest’ultimo già rinviato a giudizio dal gup di Trapani insieme a Gianluca Amato, 48 anni, Salvatore Vitale, 42 anni, entrambi di Carini, rispettivamente presidente del cda e consigliere delegato de “L’Arcipelago”, Massimo Leonardi, 47 anni, catanese, e Romina Fiore, 39 anni, palermitana, responsabili all’epoca dei fatti del Conad di Trapani. Tutti sono accusati di estorsione in concorso. Amato e Vitale anche di riciclaggio. Il processo deve ancora entrare nel vivo. A difendere gli imputati sono gli avvocati Salvatore Longo, Salvatore Cusenza, Fabrizio Baudo, Pia Cristina Fallucca, i palermitani Rodolfo Calandra e Simona Sodano, nonché Alessandro Lupi e Maurizio Sordini del foro di Velletri. Tra i legali di parte civile, invece, ci sono gli avvocati Claudia Castiglione, Gaetano Di Bartolo, Giuseppe Buscaino, Vincenza Fiorino, Lucia Canino e Fabio Sammartano.
La Bivona, che ha scelto l’abbreviato, è stata condannata a due anni, 10 mesi e 20 giorni di carcere e mille euro di multa. Senza sospensione condizionale della pena. Il caso esplose ai primi di novembre 2020, quando il gip di Trapani dispose sei misure cautelari personali interdittive, nonché il sequestro preventivo di circa mezzo milione di euro, quale profitto illecito dei reati di estorsione e auto-riciclaggio. Estorsioni che, secondo quanto emerso dall’indagine, sarebbero state commesse addirittura con la complicità (concorso morale e materiale) di due sindacalisti. “Risulta, dunque, confermata – scrive il gup Corleo nelle motivazioni della sentenza Bivona - l'ipotesi accusatoria secondo la quale i lavoratori subivano innanzitutto le pressioni da parte dei rappresentanti de L'Arcipelago s.p.a. per dare le dimissioni e per avviare la procedura di conciliazione, senza alcuna possibilità di scelta del conciliatore, ma secondo le precise indicazioni dei rappresentanti de L’ArcipeIago s.p.a. che, a loro volta, potevano contare sulla complicità dei rappresentanti ddelle organizzazioni sindacali. Successivamente, in occasione della procedura di conciliazione, i lavoratori subivano l’ulteriore coercizione del rappresentante dell'organizzazione sindacale che, invece di dare assistenza e tutela agli stessi lavoratori, faceva gli interessi del datore di lavoro e agevolava le operazioni illecite dei rappresentanti de L'Arcipelago s.p.a., in danno dei dipendenti”.