A Trapani arrivano le streghe! Ma tranquilli, non per l’imminente ricorrenza di halloween di fine mese, ma per ricordare e riscoprire quella che è stata una verità storica dal XV al XVIII secolo, ovvero la celeberrima caccia alle streghe.
A raccontarcela sono la professoressa e scrittrice Giovanna Fiume e il dottor Giuseppe Barraco che, con contributi diversi sul tema, hanno tenuto sabato scorso una conferenza nella sala studi dell’Archivio Diocesano di Trapani, dove rimarranno esposti fino al 23 novembre, dei documenti processuali emessi dall’allora tribunale della Diocesi di Mazara del Vallo e delle incisioni di proprietà dello stesso dottor Barraco, databili tra la fine 400 e l’inizio del 600 raffiguranti degli episodi di stregoneria che presumibilmente venivano allegati ai documenti processuali di inquisizione.
Alla conferenza, che ha introdotto il vescovo di Trapani Mons. Pietro Maria Fragnelli, Giuseppe Barraco ha parlato della sua tesi di dottorato sul tema della caccia alle streghe dal titolo “Veneficium, Sortilegium et Ars Diabolica: nascita, evoluzione e riqualificazione del Crimen Sortilegii nella cultura giuridica” ovvero una ricostruzione storica dell’origine della fattispecie repressiva relativa al delitto di stregoneria, nonché l’analisi della trattatistica nel periodo che va dal XVI al XVII secolo.
La professoressa Giovanna Fiume, ha presentato invece il suo libro dal titolo “Del Santo uffizio in Sicilia e delle sue carceri” raccontando l’attività inquisitoria del Santo Uffizio in Sicilia tra il 1600 e la fine del 1700. Nel suo libro vi si trovano molte curiosità sull’argomento, in particolare su delle incisioni, disegni e graffiti fatte dai carcerati al carcere dello Steri a Palermo. I prigionieri per ragioni legate all’inquisizione spagnola in Sicilia, hanno raffigurato la loro sofferenza, la loro rabbia e frustrazione nei confronti dei carcerieri ma anche dei segni di vera conversione e di fede. Nel suo racconto vi sono storie di uomini e di donne accusate, spesso ingiustamente, di eresia e di altri crimini con il quale venivano condannati a morte dopo veri e propri supplizi patiti per estorcere loro una confessione, spesso rilasciata per evitare il tormento e le sofferenze ad esso legate, piuttosto che per vera ammissione di colpa.
Un’epoca oscura della storia dell’uomo e in questo caso della Sicilia, fatta di sospetti pericolosi e intolleranza religiose che hanno macchiato inevitabilmente la reputazione storica della Chiesa Cattolica Romana di quel periodo. La mostra, contenente i documenti processuali e le incisioni è visitabile il martedì, il mercoledì e il venerdì dalle ore 09:00 alle ore 12:00.