Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
02/11/2022 06:00:00

Reddito di cittadinanza: i numeri in Sicilia e come potrebbe cambiare con il governo Meloni 

Il reddito di cittadinanza, al centro dei temi durante l'ultima campagna elettorale per le elezioni politiche, continua ad esserlo ora che l'esecutivo Meloni ha iniziato il proprio mandato di governo. Introdotto dal Movimento Cinque Stelle, subirà una riforma, non appare realistica, invece, la cancellazione totale come paventata da alcuni partiti oggi al governo.

In Sicilia numeri da record nel 2022 - In Sicilia da Gennaio a settembre 2022 sono stati registrati 278 mila percettori per un totale di 670 mila persone tra nuclei familiari e single. Numeri quasi record che, considerando la media degli assegni mensili di circa 622 euro, corrispondono a 1,5 miliardi di euro spesi dallo Stato per finanziare il reddito in Sicilia dall'inizio dell'anno. Nel 2021 sono stati 282 mila i percettori nell'Isola e sono stati pagati 2,1 miliardi di euro, cifre che dovrebbero essere superate, considerando che ogni mese vengono staccati duemila nuovi assegni. La Sicilia incide sul dato nazionale del Rdc per il 20%, seconda solo alla Campania con il 22,5%. Tra le province italiane, Palermo si piazza al terzo posto dietro Napoli e Roma. Per quel che riguarda il lavoro tra coloro che percepiscono il reddito, secondo il report dell’Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive per il Lavoro), la Sicilia è la Regione che fa più fatica a far trovare un’occupazione ai beneficiari. Solo il 40% dei beneficiari è preso in carico dai centri per l’impiego o inseriti in attività di tirocinio, la media del 65% nel centro Nord Italia. Il dirigente del dipartimento lavoro della Regione Siciliana Gaetano Sciacca, spiega che il 60% dei percettori è destinato ai servizi sociali dei Comuni. Sono soggetti che hanno problemi di reinserimento o fragili, per i quali il governo non vorrebbe modificare o ritoccare la misura. “Persone che difficilmente verranno prese a lavorare dalle nostre imprese”, afferma Sciacca.

Ecco quali percettori continueranno a prenderlo e quali no - Il Reddito di cittadinanza va indubbiamente rivisto. Ci sono i soggetti effettivamente fragili non in condizione di lavorare, come pensionati in difficoltà, invalidi e genitori privi di reddito con figli minori. Per loro la misura resterà un doveroso sostegno economico dello Stato. “Ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non potrà essere il reddito di cittadinanza” ha già sottolineato la premier Meloni. Il nuovo Governo punta a riesaminare la misura di contrasto alla povertà attiva da aprile 2019 che raggiunge 1,1 milione di famiglie e complessivamente 2,3 milioni di persone e che comporta una spese per lo Stato di otto miliardi all’anno.Ci ha pensato l’Anpal a chiarire quali percettori sono a rischio. Innanzitutto va evidenziato che meno di un quinto dei percettori del reddito di cittadinanza “occupabili” ha un posto di lavoro: il 18,8%. A sottoscrivere il patto per il lavoro presso il centro per l’impiego si sono presentati meno della metà (42,5%) di quanti erano tenuti a farlo. E sono stati già individuati 920mila percettori considerati in grado di lavorare.
Tra questa vasta platea, in 660mila (71,8%) sono stati ritenuti “occupabili” e dunque soggetti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro. Infatti, una volta convocati nei centri per l’impiego, una quota di percettori del Rdc è stata esonerata dagli obblighi di condizionalità (7,3%), un’altra rinviata ai servizi sociali (2,1%). Ma tra i 660mila quelli che hanno sottoscritto il Patto è pari a poco più di 280 mila (+42,5%), con un’incidenza minore nelle regioni meridionali. Vale a dire che in 380mila (57,5%) non si sono presentati all’appello nel centro per l’impiego per accettare almeno una di due offerte di lavoro congrue.

La possibile modifica "stop and go" - Una ipotesi presa in considerazione dal governo prevede una sorta di meccanismo di "stop and go" per coloro che attualmente lo percepiscono. Non per tutti però. L'insieme di chi prende oggi il sussidio sarebbe diviso sulla base di parametri oggettivi in due blocchi. Da una parte gli inabili, ovvero le categorie che per la loro condizione non possono assicurare prestazioni continuative al lavoro. Questi continuerebbero a percepirlo senza alcuna limitazione trasformandosi di fatto, in un sostegno alla povertà, come fu il Rei (il Reddito di inclusione) sospeso il primo giugno del 2019. Anche in questo senso tra l'altro si starebbe valutando di togliere la gestione delle pratiche del Reddito all'Inps per passarle agli enti locali, come accadeva per il Rei, più vicine alle situazioni di disagio e dunque in grado di meglio valutare la presenza dei requisiti. Nel secondo insieme, comunque, rientrerebbero quelli che pur essendo abili all'occupazione non riescono a trovarla. Proprio per spezzare il circolo vizioso del disincentivo alla ricerca del posto, il governo pensa a un meccanismo di riduzione del beneficio scalato nel tempo. In pratica dopo i primi 18 mesi di erogazione il reddito sarebbe stoppato per sei mesi. Alla fine dei quali però ripartirebbe, per lo stesso soggetto e nel caso non avesse trovato occupazione, per altri 12 mesi. Finito l'ulteriore anno di erogazione ci sarebbe un ennesimo stop di un altro semestre. Terminato il quale il percettore godrebbe degli ultimi sei mesi di Reddito di cittadinanza, perdendo alla fine di questo tempo il diritto a ogni tipo di sussidio.

L’idea di Matteo Salvini, scambiarlo per favorire i pensionamenti  - l leghista propone lo scambio per recuperare i soldi per Quota 102. Il neo ministro delle Infrastrutture torna all’assalto del reddito di cittadinanza e annuncia che il governo Meloni intende sospenderlo per sei mesi “a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi” per risparmiare 1 miliardo con cui finanziare nel 2023 la replica di quota 102, il meccanismo di uscita anticipata dal lavoro a 61 anni con 41 contributi già in vigore (con scarso successo) dallo scorso 1 gennaio.

No alla proroga agli ex navigator - La proroga dei contratti degli ex navigator non è tecnicamente possibile. Lo afferma in una nota il ministero del lavoro. «In relazione alle notizie di stampa circolate in queste ore relative alla proroga degli ex navigator, scaduti lo scorso 31 ottobre - si legge nel comunicato - si precisa che detti contratti non sono prorogabili. Sul tema e nell'ambito delle attività di coordinamento, è stata invece avviata una mera attività ricognitiva tra le Regioni. Eventuali ulteriori utilizzi degli ex navigator - prosegue la nota - richiederebbero l'approvazione di una apposita norma, non allo studio del Ministero».