“Matteo Messina Denaro, latitante di Stato”, il libro del giornalista Marco Bova verrà presentato a Roccamena venerdì 11 novembre alle 10, presso l’Auditorium comunale. Una presentazione annunciata nello scorso agosto (qui l’articolo) da Nicola Morra, allora presidente della Commissione antimafia nazionale, che aveva affermato quanto fosse particolarmente significativo “ragionare pubblicamente della latitanza di Matteo Messina Denaro, proprio a Roccamena, dove il boss ha spesso trovato rifugio. Anche perché la forza della mafia risiede soprattutto nella debolezza di chi dovrebbe combatterla. Ed infatti, la tesi principale del libro è che, dati gli errori commessi nel tentativo di individuare il latitante numero uno, si può ragionevolmente ipotizzare che da parte dello Stato non ci sia la volontà di prenderlo”.
Oltre all’autore e a Morra, parteciperanno Davide Aiello, componente della Commissione antimafia nazionale e Carmine Mancuso, presidente dell’Associazione Caduti nella lotta contro la mafia. Ma ci sarà anche Carlo Pulici, ex finanziere e braccio destro del pm Teresa Principato durante la caccia al latitante, “la cui storia – scrive Bova – in un certo senso, rappresenta l’abbrivio ufficiale a questa inchiesta, ben prima che il suo volto fosse ripreso da alcune trasmissioni televisive andate in onda in prima serata”.
In quest’incontro, organizzato dal blogger Roberto Mirandola de “La voce di Roccamena” e moderato dal giornalista di Tp24 Egidio Morici, Bova ripercorrerà i passi falsi nelle ricerche dell’ultimo boss stragista ancora in circolazione, comprese le presunte coperture della massoneria deviata, approfondite dall’autorità giudiziaria e dall’Antimafia nazionale.
Un lavoro meticoloso, edito da Ponte alle Grazie, che descrive tre decenni di fallimenti nella caccia al latitante di Castelvetrano, capo della mafia trapanese, cresciuto sulle gambe di Totò Riina. E che comprende anche il territorio di Roccamena.
E’ la storia di Cosa Nostra che si trasforma in una Cosa Nuova, attraverso i legami con la massoneria, i salotti buoni, gli interessi internazionali e le infiltrazioni nel mondo dell’alta finanza. Errori, dispute, interferenze e gelosie interne, ma anche una cronica mancanza di coordinamento e, soprattutto, di tentativi di affossare chi lavorava con impegno per la sua cattura. Come Carlo Pulici che, come si diceva, sarà presente all’incontro.
"Roccamena faceva parte di un territorio a bassa capacità finanziaria e quindi vulnerabile - ha commentato Carmine Mancuso - dove la mafia ha sempre cercato di insediarsi e la presenza dello Stato non è stata molto attiva. Diverse inchieste, tra le quali quelle di Cesare Terranova, ci dimostrano come fosse stato un territorio dove Cosa Nostra poteva operare in tutta tranquillità, soprattutto nell'accoglienza dei latitanti. Io credo che la presentazione di questo interessante libro di Marco Bova ci dimostri proprio che questa cittadina non è più quella di una volta e che si possono fare tanti passi avanti".