Hanno respinto ogni addebito, ribadendo di aver operato bene, i tre imputati, coinvolti nel troncone del processo Artemisa, ascoltati dal tribunale di Trapani. Davanti al giudice monocratico Chiara Badalucco sono comparsi Viviana Catania, Simona Gioè e Tommaso Savi. Alla sbarra 28 tra medici e operatori sociale accusati di falsi commessi durante le visite delle commissioni Inps. Nel processo principe, però, sono imputati anche politici e professionisti accusati anche di aver costituito una associazione segreta.
Comune denominatore tra i due processi, il medico, Rosario Orlando accusato di essere stato , la longa manus dell’allora deputato regionale Giovanni lo Sciuto, nelle procedure di riconoscimento di invalidità e benefici legati alla legge 104, a soggetti che sarebbero stati raccomandati.Agli imputati la Procura di Trapani contesta 162 episodi di falso divisi in un periodo compreso tra gennaio e febbraio 2018. i Viviana Catania, Simona Gioè e Tommaso Savì. Hanno risposto alle domande del loro difensore di fiducia, avvocato Mario Monaco, sostenendo che “non tutto è stato come apparso”. In particolare Simona Gioè, medico legale, ha spiegato come spesso i componenti delle commissioni operavano contemporaneamente in più visite, ed ha richiamato l’attenzione del giudice sulla circostanza che il verbale sottoscritto non era quello definitivo, ma una sorta di preliminare che serviva a raccogliere gli elementi salienti del paziente. “Procedura – ha sottolineato – sviluppata seguendo la norma e le stesse direttive dell’Inps”.
Gioè ha anche evidenziato che a causa del procedimento penale ha subito un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine dei Medici di Palermo, “procedimento dal quale sono uscita assolta”.
Ascoltata anche la dottoressa Viviana Catania, componente delle commissioni quale operatrice sociale. “Eravamo pochi rispetto alla mole di lavoro – ha detto – così poteva accadere che ci si alternava su più commissioni e la fase di compilazione delle schede era anche del tutto distinta dalla fase delle visite vere e proprie”. Lavoravano quasi gratis, “cento euro, lorde, anche per oltre 6 ore e mezzo di attività, impegno lavorativo tre volte la settimana ma anche talvolta per cinque giorni alla settimana”.
ALTRO CASO IN SICILIA. Un medico legale siracusano avrebbe chiesto mazzette tra i 500 e i 2mila euro per far ottenere il riconoscimento di invalidità civile a persone che non avevano i requisiti. Tramite false certificazioni e raggiri il medico, che è stato interdetto dallo svolgimento della professione medica per 12 mesi, avrebbe fatto ottenere assegni pensionistici, indennità di accompagnamento, attestazioni di invalidità a persone sprovviste dei requisiti sanitari. Per i "pazienti" beneficiari delle indennità è scattato il sequestro per equivalente delle somme di denaro erogate. Almeno 15 le truffe scoperte e documentate da Nas dei carabinieri di Ragusa, coordinati dalla Procura di Siracusa. Il professionista, e almeno una decina di altri medici, sono indagati per corruzione, falsità ideologica, falsità materiale, truffa in danni dello Stato.
L'operazione denominata "Argante", il malato immaginario di Moliere, è durata circa due anni. Secondo i carabinieri, coordinati dal tenente Michele Torchiano, le consulenze si sarebbero svolte presso lo studio del medico: "100 euro per il certificato introduttivo, da 500 a 2mila euro a iter concluso". Il medico avrebbe procacciato lui stesso i clienti o per lui lo avrebbero fatto anche altri "soggetti estranei all'ambiente sanitario", anche attraverso un patronato di Pachino, nel Siracusano. In alcune occasioni si sarebbe avvalso di altri medici specialisti per predisporre "fraudolente certificazioni di stati fisici e psicologici inesistenti". Il medico avrebbe fornito "istruzioni per mettere in atto una vera e propria messinscena: pazienti, seppur autonomi, muniti di sedie a rotelle o girelli per apparire affetti da gravi deficit motori, stati patologici depressivi inventati, simulazione di gravi deficit statico dinamici, indicazioni sull'abbigliamento da indossare in sede di commissione per apparire trasandati e malmessi". I militari avrebbero osservato alcuni "furbetti" nelle fasi della visita Inps, dove apparivano "annaspanti, zoppicanti, o spinti da un familiare sulla sedia a rotelle, ausilio favorito dallo stesso medico" mentre nella vita di tutti i giorni li avrebbero visti andare a fare la spesa, guidare l'automobile senza alcuna difficoltà, portare a spasso il cane.