"I racconti della domenica", del regista Giovanni Virgilio, narrano le vicende del sindaco realmente esistito di un paese della provincia di Messina, come testimoniano le fotografie in bianco e nero che scorrono sul finale.
Il protagonista, un coinvolgente Alessio Vassallo, diventa inoltre pretesto per raccontare un pezzo di storia della Sicilia, quella che va dalla Seconda guerra mondiale fino all’omicidio di Aldo Moro.
Anche se è ambientato in Sicilia non si tratta di un film sulla mafia e si discosta dal genere – come nelle intenzioni del regista e sceneggiatore – prima di tutto per l’andamento tutt’altro che incalzante. Si tratta, piuttosto, di un film politico inteso nel senso originario del termine in quanto ha come soggetto principale la gestione della vita sociale e civile di un paese. Ed anche nel senso in cui Don Luigi Sturzo, citato esplicitamente, intendeva la politica ovvero un impegno verso la gente, una volontà di dedicare le proprie capacità al miglioramento delle condizioni di vita delle persone comuni.
Una pellicola realistica, in cui si apprezza la critica aperta verso alcuni personaggi che, sotto gli abiti talari, erano soliti nascondere complotti e rendiconti personali. Così come la passione e la sincera vocazione del prete Antonio, fratello del protagonista, interpretato da Paolo Briguglia, perfetto nel suo ruolo.
E, su tutti, emoziona il personaggio della moglie del sindaco – la sicilianissima Stella Egitto – che riporta alla mente le coppie dei nostri nonni, a cui bastava poco per essere felici e che si sostenevano reciprocamente unite dagli stessi ideali.
Il lungometraggio comincia con un’interpretazione drammatica di Nino Frassica e da lì mantiene un tono poetico e raffinato risultando un ottimo film d’autore, all’interno del cinema indipendente. Proprio lui, Peppino, spinge il bambino a scrivere delle lettere al padre emigrato in America ed esse diventeranno dei malinconici e dolci Racconti della domenica.
Sulla scia di Nuovo Cinema Paradiso – il richiamo non è soltanto il punto di vista del bambino ma anche nei toni e nelle scelte registiche – lo spettatore può, come raramente accade quando si trattano argomenti simili, lasciarsi ispirare e confortare dalla presenza di persone perbene, come la famiglia descritta in questa pellicola.
Sabrina Sciabica