Avrà pensato Giusy Savarino che essere leale, forte, allineata, non è servito a ricevere un assessorato. Perché lei allineata lo era a Nello Musumeci, tanto da difendere l’indifendibile, da fargli scudo tutte le volte in cui gli avversari politici picchiavano forte, e rispondeva lei che forte lo è davvero, dotata di oratoria e anche di sintesi e capacità politica.
E non c’è niente di male se si difende il proprio leader politico.
La Savarino parla di dignità nel suo ultimo post, quando i giochi della giunta regionale erano già fatti, con profonda amarezza ma anche con fierezza di quello che si è, perché le sarà valsa a nulla la sua incondizionata fiducia e lealtà a Musumeci, ma è valso a lei, a identificarla meglio come donna e come politica.
Non è l’elogio della Savarino è la bruttezza di una politica spartitoria, contraria al merito, che dimostra che sono altri i presupposti per sedere in giunta. E racconta di quello che è Musumeci, pronto a sacrificare chi gli è stato accanto, ingoiando anche bocconi amari, per illuminare di riflesso il suo pupillo Ruggero Razza.
Fuori la Savarino dentro Elena Pagana, approdata all’ARS con il Movimento Cinque Stelle, poi arriva ad Attiva Sicilia come stampella di Nello Musumeci, perché nel frattempo si era innamorata di Ruggero Razza, e si sa, un amore è meglio di una ideologia.
E dove si è candidata? In Fratelli d’Italia, 1690 voti nel collegio di Enna, ma lei è la moglie di Razza, delfino di Musumeci, bisogna premiarla. Lasciarle spazio, farla crescere.
Ed è mortificante, non c’è alcun merito politico per la Pagana se non quella di essere ricondotta a “consorte di”. Una offesa per tutte quelle donne che, ogni giorno, affermano la loro indipendenza in un mondo politico che ti vuole sempre assoggettata al potente di turno. La dignità politica, talvolta, si dimostra non accettando i ruoli, perché la politica non è mai un affare di famiglia.
Ed eccola in giunta, ad amministrare la delega Territorio e Ambiente, una delega pesante che fu di Toto Cordaro, e che rischia di deflagrare nelle mani di Elena, con tutto il rispetto nemmeno di Sparta, ma Pagana.