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15/12/2022 08:03:00

Maltrattamenti in famiglia, condanna a cinque anni per un uomo di Misiliscemi 

 – E’ stata una pena esemplare, più severa di quella invocata dal pubblico ministero, quella inflitta dal Tribunale di Trapani ad un 36enne pastore di Misiliscemi, Carlo Bucaida, processato per maltrattamenti in famiglia, lesioni, atti persecutori, ovvero “stalking”, e violazione di domicilio.

A Bucaida, attualmente recluso nel carcere “Pagliarelli” di Palermo proprio per questi fatti, il Tribunale ha inflitto cinque anni e quattro mesi di reclusione. Al termine della sua requisitoria, il pm aveva chiesto 4 anni e 6 mesi.

A subire le violenze dell’allevatore, secondo il capo d’accusa, sarebbero stati l’ex compagna (A.A.) e il figlio minorenne della donna. Il ragazzo, portato in campagna per accudire le pecore, sarebbe stato colpito al capo anche con un “piede di porco”, con pietre e altri oggetti. E gli sarebbe stato intimato di non dire nulla alla madre, altrimenti lo avrebbe lasciato a digiuno. In altre occasioni, lo avrebbe colpito con pugni alla testa. Anche la donna, per circa tre anni, sarebbe stata ripetutamente maltrattata, anche in presenza dei figli minori, aggredita, picchiata, insultata e umiliata. In stato d’ira, inoltre, Bucaida (difeso dall’avvocato Alessandro Passalacqua) avrebbe anche messo a soqquadro l’abitazione familiare e danneggiato l’auto in uso alla compagna. E quando la donna decise di interrompere la relazione, rivolgendosi anche alle autorità, avrebbe iniziato a minacciarla e molestarla. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe agito anche sotto l’effetto di stupefacenti. Tutto ciò fino allo scorso gennaio. Il 7 febbraio, poi, dopo la separazione, di notte, forzando una persiana della porta d’ingresso, avrebbe fatto irruzione nell’abitazione della donna, “inscenando – si legge nel capo d’accusa – l’ennesima sfuriata di gelosia in presenza di altra figlia neonata della coppia”. Scagliandosi, sempre secondo l’accusa, contro l’ex compagna e danneggiando il suo telefono cellulare. Nel processo, la donna e il figlio si sono costituiti parte civile, con l’assistenza degli avvocati marsalesi Gaspare Stabile e Antonino Rallo, che hanno espresso la loro soddisfazione per la sentenza.