“Voleva andare via per sempre ed io ho visto un fantasma”. Davanti al Gip del tribunale di Marsala, Ernesto Favara di 63 anni ha ricostruito la dinamica dell’omicidio della moglie.
Maria Amatuzzo, 29 anni, gli aveva detto che la loro relazione ormai era finita e lui, accecato dalla gelosia, ha impugnato un grosso coltello da cucina, colpendola a morte.
Dodici fendenti hanno stroncato la vita della giovane mamma rinvenuta in una pozza di sangue. Il delitto, la vigilia di Natale, nell’abitazione di Marinella di Selinunte, frazione balneare di Castelvetrano.
Ernesto Favara, ex pescatore, ieri mattina, ha risposto a tutte le domande del giudice Sara Quittino. “Abbiamo discusso – ha detto –. Lei mi voleva lasciare”. L’incontro tra i due, coniugi ormai ai ferri corti, è stato casuale. Maria, quel maledetto pomeriggio, era andata a casa per prendere alcune cose. Non sapeva che il marito fosse lì. La lite è culminata in tragedia. Il 63enne ha anche raccontato che venerdì si era recato presso la comunità alloggio per portare i regali di Natale ai figli. Con loro aveva anche parlato al telefono qualche ora prima di commettere il delitto.
La tragedia in un lampo. L’ex pescatore, armato di coltello, si è scagliato contro la moglie che era sull’uscio. La donna avrebbe tentato di fuggire. Le sue urla hanno attirato l’ attenzione di vicini di casa che hanno dato l’allarme.
In via Cassiopea è giunta una ambulanza del 118. Per Maria Amatuzzo, però, ormai non c’era più nulla da fare.
Ernesto Favara impugnava ancora il coltello quando sono intervenuti i carabinieri che lo hanno disarmato e arrestato. Ora è in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Davanti al magistrato, nel corso dell’interrogatorio, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ieri mattina, invece, davanti al giudice per le indagini preliminari ha deciso di parlare.
Il 63enne "è stato uno dei pescatori storici della marineria di Selinunte, ha esercitato l'attività per decenni, ma negli ultimi tempi lo abbiamo visto poche volte, partecipava molto di rado alle nostre attività". Lo dice Giacomo Russo, presidente del Comitato 'Sacro Cuore di Maria' che nella borgata vede riuniti i pescatori devoti alla Madonna. La comunità marinara è rimasta sgomenta per l'omicidio consumato in una casa del villaggio dei pescatori. "Da quando era andato in pensione non usciva più in barca - ricorda ancora Giacomo Russo - aveva comprato un tre ruote e vendeva pesce nella borgata, scegliendo punti strategici dove si fermava per i clienti. La moglie collaborava con lui".
Il Giornale di Sicilia oggi in edicola ospita una testimonianza di Liborio Cammarata, pizzaiolo, che era il nuovo compagno di Maria. I due erano andati a convivere da una settimana, proprio vicino casa dell'ormai e marito. Racconta che l'omicida ha attirato Maria in una trappola, invitandola ad andare a casa sua a prendere un cappotto che aveva lasciato lì. Maria era convinta che l'ex marito non fosse in casa (la macchina era posteggiata da un'altra parte, lontano dall'abitazione), invece si è trattato di un agguato, perché lui era lì ad aspettarla. Quando ha sentito le urla, Cammarata è corso in strada, e si è trovato davanti all'orribile scena di Favara, che, come una furia, si accaniva con il coltello sul corpo della povera Maria.
Questa immagine ritrae insieme Maria e Liborio proprio la mattina del 24 Dicembre.