Le associazioni dei gestori dei benzinai hanno proclamato uno sciopero per il 25 e 26 gennaio a seguito delle misure varate martedì dal Consiglio dei ministri sulla trasparenza del prezzo dei carburanti «per porre fine a questa ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità».
Oggi, alle 11.30, per scongiurare lo stop, a Palazzo Chigi è fissato un incontro con i sindacati del settore. Ad accoglierli nella Sala verde ci saranno i ministri dell’Impresa e Made in Italy, Adolfo Urso, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Ieri il ministro Giorgetti ha fatto sapere che se i prezzi dei carburanti dovessero aumentare l’esecutivo si riserverà la possibilità di adottare misure per ridurre le accise. Così, nella serata di ieri, nel decreto trasparenza è spuntata una modifica: «Si è stabilito che, in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa». Per ora però i prezzi sono in linea.
Scrive La Stampa: «L’ondata di malcontento scatenata dagli aumenti, veri, percepiti o gonfiati che siano, rischia di interrompere, o per lo meno di macchiare, una luna di miele finora tutto sommato serena. Lo sconto alle accise per ora non torna, al di là di quello che Giancarlo Giorgetti aveva ventilato, ma occorre spiegarlo anche ai telespettatori dell’ora di punta. Poi ci sono gli alleati che attaccano. Silvio Berlusconi non vuole guerre, ma fa una considerazione che ha un suo peso: “Quello sulla benzina è il primo errore della signora Meloni”. Poi c’è Matteo Salvini che, occupato com’è dai cantieri del suo ministero, non spende una parola per difendere la leader in difficoltà. Il Carroccio poi aspetta al varco i Fratelli d’Italia, l’appuntamento è per la ratifica del Mes, il fondo salva Stati che nessuno vuole utilizzare, ma che andrà presto approvato dal Parlamento. La premier sa riconoscere i segnali e sono negativi: “Sono peggio di Fratoianni”, dice privatamente degli alleati, con ironia amara. Le tv del Cavaliere non fanno che mandare in onda servizi con automobilisti inferociti. È il caso di intervenire subito, ammesso che non sia troppo tardi, prima di essere travolta (in termini di consenso)».