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16/01/2023 06:00:00

Trapani, al via oggi il processo ad Antonio Adamo, accusato di aver ucciso il cognato

 Verrà avviato oggi, lunedì 16 Gennaio,  in Corte d’assise, a Trapani, il processo al 70enne Antonio Adamo, arrestato dai carabinieri nel dicembre 2021 con l'accusa di essere l’autore dell'omicidio del cognato, Benedetto Ganci, ucciso la sera del 5 novembre 1998, nelle campagne di Fulgatore.

Un delitto che per oltre vent’anni era rimasto avvolto nel mistero. Le indagini, infatti, vennero riaperte dopo 22 anni grazie a una delle figlie della vittima, che nell'agosto 2020 si era rivolta al comandante della stazione carabinieri di Salemi raccontando di avere dei sospetti sul presunto autore dell'omicidio.

Ganci sarebbe stato attirato in campagna e lì ucciso con "inaudita ferocia". L'uomo venne più volte colpito con paletti in cemento al volto, alla testa e alle braccia fino, subendo gravissime lesioni che ne provocarono la morte.

Le intercettazioni e l'incrocio delle dichiarazioni rese soprattutto da membri del nucleo familiare hanno consentito agli inquirenti di risolvere il “cold case”. Adamo, difeso dall’avvocato marsalese Piero Marino, avrebbe covato per diversi anni un sentimento di forte rancore verso il Ganci in quanto, secondo gli investigatori, "quest'ultimo, intuendo le morbose attenzioni, anche di natura sessuale, mostrate da Adamo nei confronti delle sue figlie, lo avrebbe redarguito in più occasioni intimandogli di restare lontano dalle nipoti".

La vittima sarebbe, quindi, stata considerata "un ostacolo ai desideri sessuali nutriti dall'indagato nei confronti, in particolar modo, di una nipote, all'epoca minorenne". Un movente che, come sottolineato dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura di Trapani, risulterebbe "un'importante chiave di lettura del quadro indiziario raccolto, consentendo di iscrivere in una cornice unitaria i pezzi del puzzle investigativo".

Le indagini hanno messo in luce anche il possibile coinvolgimento del defunto padre di Adamo che, all'epoca, avrebbe taciuto la circostanza di aver sorpreso il figlio, la notte dell'omicidio, intento a ripulirsi da macchie di sangue. Il Gip ordinò l’arresto in carcere ravvisando anche un concreto pericolo di inquinamento probatorio. Adamo, infatti, nel corso delle indagini, avrebbe minacciato le persone a conoscenza di elementi a suo carico. Il giudice, inoltre, ha ritenuto sussistente un concreto pericolo di fuga. Adamo infatti nel periodo immediatamente successivo all’omicidio si rese volontariamente irreperibile, trasferendosi in Germania. Allo stesso modo, accusato di altri reati si rese latitante.