La seconda pagina del nostro diario di viaggio si svolge al Campo di Concentramento di Ravensbruck. Un luogo molto particolare, che racchiude in sé un turbinio di emozioni che lascia senza parole.
Ravensbruck era un campo di concentramento dedicato esclusivamente alle donne, specialmente prigioniere politiche. Una delle prime cose che ci ha detto la nostra preparatissima guida Lorenzo, è che ad essere perseguitati dalla follia Nazista, non furono esclusivamente gli ebrei, ma anche minoranze etniche, religiose e nemici politici appunto. Tantissime le cose da dire e da raccontare di questo campo di concentramento. Una delle cose che restano più impresse è sicuramente "l'appello" che ogni giorno queste donne provenienti da tutta Europa dovevano subire in piedi per molte ore, al freddo e al gelo. Una prassi giornaliera volta ad umiliare e a punire le meno puntuali alla "chiamata" dei soldati tedeschi. Ancora tante cose, saltano alla memoria dopo questa esperienza vissuta, come la sartoria dove le donne dovevano lavorare come schiave. Visibili ancora oggi dei grandi capannoni di fabbriche che avevano sede nei dintorni del campo, sfruttandone la manodopera delle detenute.
Come non raccontare, poi, dei forni crematori, che negli anni delle deportazioni sono stati addirittura aumentati di volume per poter contenere la grande mole di cadaveri da bruciare. Come non ricordare, inoltre, i poveri bambini che seguivano le loro madri imprigionate, vittime di una follia inumana che ha rubato loro l'infanzia e la vita. Ad impreziosire la nostra visita, sono state anche le letture di vere testimonianze di persone che hanno vissuto la detenzione a Ravensbruck, come quella di Lidia Beccaria Rolfi, un'insegnante partigiana sopravvissuta, che con la sua straordinaria capacità linguistica, è riuscita a raccontare con i suoi scritti, gli orrori di Ravensbruck. Poi ancora storie terribili, come quelle di chi si ammalava ed episodi di violenza che hanno colpito il nostro cuore e la nostra coscienza, nell'incessante pioggia di un uggioso e triste sabato mattina.
Per lasciarvi alcune impressioni sulla visita di questo secondo giorno di "Treno della Memoria" abbiamo anche raccolto le impressioni di due ragazze:
"L’esperienza di ieri per me è stata una di quelle, che bisogna vivere almeno una volta nella vita. Quello che provavo era un mix di angoscia e tristezza. È una di quelle esperienze che ti toccano tantissimo e ti fanno capire veramente fino a dove può spingersi il genere umano e che mai bisogna dimenticare quanto hanno sofferto le persone che purtroppo ci sono passate." (Alessia Incandela) - "Dobbiamo sapere. Dobbiamo sapere che tipo di orrori ha commesso l’uomo. Dobbiamo sapere la sofferenza e la disumanità degli atti compiuti dalle forze nazi-fasciste. Dobbiamo sapere quanti ebrei e non solo hanno sofferto e subito queste brutalità.Viviamo tutti nello stesso mondo e dovremmo essere più uniti. Penso inoltre che non c’è cosa più bella di accettare la diversità, perché ognuno di noi è diverso ed è speciale a modo proprio." (Maria Poma)
Abbiamo continuato la nostra giornata con la visita al Memoriale Sovietico di Treptower Park a Berlino e infine al East Side Gallery, dove i bellissimi murales disegnati nei pezzi di muro rimasti, colorano di speranza il futuro del nostro mondo, ricordandoci, che la storia può ripetersi se dimentichiamo le lezioni che ci ha dato e se non ascoltiamo con attenzione e impegno, le testimonianze di chi è sopravvissuto a terrori storici come quelli della Shoah. Oggi, già dalle prime ore del mattino, saremo in viaggio per la nostra terza tappa: Cracovia. Il viaggio continua.
Roberto Valenti