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27/02/2023 06:00:00

Quell’autoscioglimento del consiglio di Castelvetrano per non azzerare la giunta Errante

 Sul fatto che l’autoscioglimento del consiglio comunale di Castelvetrano nel 2016, fosse stato dettato soltanto dall’indignazione per il ritorno in aula di Lillo Giambalvo (il consigliere fan dei Messina Denaro), qualche dubbio lo si era nutrito.

Nei giorni scorsi, la deposizione del  maresciallo Giuseppe Tranchida al processo Artemisia (corruzione e massoneria segreta), ha fatto luce proprio su quella scelta, scaturita in realtà dal tentativo di far proseguire l’attività della Giunta Errante, in quel momento nelle mani dell’allora deputato regionale Giovanni Lo Sciuto.

Il maresciallo Tranchida faceva parte del Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Trapani, che si occuparono proprio del blitz Artemisia, dove appunto tra i principali imputati c’è Giovanni Lo Sciuto.

 

Tranchida, anche attraverso le intercettazioni, ha ricostruito quel movimentato periodo in cui Giambalvo, dopo l’arresto e l’assoluzione, era tornato a sedere tra i banchi dell’aula consiliare, suscitando polemiche, reazioni dell’opinione pubblica e attirando l’attenzione della stampa nazionale. Aveva fatto molto scalpore la diffusione da parte de Le Iene dell’audio delle intercettazioni in cui Giambalvo confidava ad un amico che per nascondere Matteo Messina Denaro si sarebbe fatto 30 anni di galera. Ma anche di quell’intercettazione in cui diceva che al posto del boss, avrebbe ucciso un figlio a quel Lorenzo Cimarosa che stava collaborando con la giustizia.

Lo Sciuto, secondo la deposizione dell’investigatore, era preoccupato che tutta quell’amplificazione avrebbe travolto anche l’amministrazione comunale.

Ecco perché, insieme all’allora sindaco Errante e al vicesindaco Chiofalo, anche loro oggi imputati nello stesso processo, si sarebbero adoperati per indurre alle dimissioni la maggioranza dei consiglieri comunali. In sostanza, secondo quanto ha dichiarato l’investigatore, lo scopo era soltanto quello di non fermare l’amministrazione Errante, “sacrificando i consiglieri” per evitare che venisse “azzerato tutto”.

 

“L’obiettivo era quello di estromettere il consigliere Giambalvo – aveva spiegato Errante in un’intervista - e ci siamo riusciti con l’autoscioglimento del consiglio comunale. Quello che verrà dopo lo vedremo in un momento successivo”.

 

Ma come è noto, il momento successivo fu lo scioglimento per mafia del comune. Che, per altro, impedì le elezioni amministrative in cui, nel marzo del 2017 si era candidato a sindaco Luciano Perricone (anch’egli imputato), sostenuto da Lo Sciuto e da Errante.

Perricone si ripresenterà nel 2019 ma, dopo il suo arresto, ritirerà la sua candidatura a sindaco a causa degli “ultimi eventi giudiziari – aveva scritto il suo avvocato - risultati incompatibili con la serenità necessaria ad affrontare una competizione elettorale”.

 

Egidio Morici