Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
19/03/2023 06:00:00

Anche il digitale aumenta la base delle conoscenze

 Lascio Roma sul fare dell’alba in treno, e mi affascina il paesaggio di linee aeree tralicci vagoni che si muovono con lentezza; sfioriamo le case quasi a toccarle, ho circa due ore di viaggio il sonno è andato e apro il portatile in vece del libro. Si apre una finestra in alto a destra sullo schermo e mi dice quanto sono stato connesso in questa settimana, ore minuti percentuale rispetto a sette giorni addietro: di fatto vivo dentro tra uno schermo e una tastiera ma lui non tiene conto di altre operazioni che si fanno col cellulare.

Leggo un articolo a proposito di “centri di cultura digitale” sfruttando le potenzialità delle nostre Biblioteche, mi piace il titolo e lo leggo in un fiat poi ripenso al tempo che perdiamo/dedichiamo al digitale.

Qualche settimana fa ho partecipato ad un pomeriggio di studio a cura di MLOL sul sapere digitale e delle biblioteche, quanto leggo si spinge oltre e posto che tutti sappiamo il valore delle nostre biblioteche come luoghi di conservazione pura e valorizzazione poi degli archivi, sempre più la nostra vita sarà proiettata in questa modalità dell’immaterialità. Siamo una nazione “vecchia” di fatto e ricordo qualche anno addietro quando si progettavano corsi per la silver generation (erano corsi di alfabetizzazione informatica), oggi la vera formazione dovrebbe essere fornita a tutte le fasce di età sulla consapevolezza e potenzialità del digitale, e un tempio della conoscenza quale sono questi contenitori potrebbero ospitare in tandem oltre che i servizi storici (prestito consultazione e incontri con gli autori) anche una forma più aderente al quotidiano, perché è indubbio che ci sia una conversione verso esigenze diverse.

Oggi il cittadino ha la necessità di un confronto e conforto in tal senso (è notizia di questi giorni che a Genova apriranno un HUB digitale over 65) e aggiungo di una educazione a questo approccio che possa andare dai servizi pubblici che passano tutti per spid o cie (carta di identità elettronica) per l’accesso, alla ricerca di notizie in rete (il tema delle fake news è attuale sempre), alla gestione di processi creativi che si integrano con l’esistente.

Una biblioteca digitale vola se funziona a regola d’arte quella tradizionale, e se su queste due realtà poi una amministrazione avveduta riesce ad investire risorse in formazione del personale, la comunità tutta ne trarrebbe un plus notevole. Bullismo on line, tutela della privacy sono temi spesso che ritroviamo, e l’idea di fornire una carta di identità sul sapere digitale non potrebbe che essere costruita in biblioteca: la platea è vastissima e si potrebbe raggiungere con relativa facilità numeri interessante. Oggi con una connessione stabile e veloce, puoi lavorare e progettare ovunque, ti puoi connettere con qualunque centro di sapere e ottenere informazioni utili e con un tempo difficilmente ipotizzabile fino a qualche anno fa e tutto questo ad appannaggio di un pubblico formato.
Immaginiamo di prendere in considerazione il nostro presente - i bambini - e approntare delle lezioni di coding già dalle elementari - in alcune scuole fa parte della formazione di base, e forse il covid ha dato quell’impulso con l’arrivo di device connessioni veloci e formazione continua per i docenti -, per poi salire come fascia di età e raggiungere e finalizzare esigenze costanti.

Se aumenta la base di conoscenza - che sia analogica o digitale - questa difficilmente si potrà arrestare, e di fronte ad una comunità formata e consapevole, non resta che mantenere alta l’asticella dell’offerta. Resto fermamente convinto che il compromesso debba essere ricercato verso l’alto, a maggior ragione nei nostri territori dove c’è sete di sapere e di conoscenza, e sarebbe un bel segno magari istituzionalizzare la biblioteca centrale o quelle sociali, periferiche e far sì che possano migrare loro per prime verso la consapevolezza digitale dotandole anche di risorse minime e iniziare questo percorso.

Dobbiamo dare voce alle corde vocali del bisogno, alle intelligenze collettive attraverso questi progetti di cittadinanza attiva.

Sono indicazioni, suggerimenti sommessi perché molti si stanno indirizzando verso queste realtà, che oggi sono il presente e più che mai domani ci vedranno pienamente coinvolti, e non possiamo permetterci di farci trovare impreparati.

Giuseppe Prode