Il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia, ha partecipato a “La via dei librai” di Palermo - nell’area “Isola Robinson” – assieme ai giornalisti Enrico Bellavia (caporedattore de L’Espresso) e Lirio Abbate di Repubblica. Giornalisti e procuratore. moderati da Salvo Palazzolo, hanno conversato all’interno del panel intitolato: “Vecchia e nuova mafia: da Riina a Messina Denaro. E ora?”.
"La cattura di Matteo Messina Denaro “segna indubbiamente un momento importante perché avevamo un ultimo latitante stragista ancora in giro” e aver posto fine alla sua latitanza trentennale “segna indubbiamente la fine di un periodo. Con lui finisce un periodo ma non finisce la mafia, ancora abbiamo segnali di fermento sul territorio”, le parole di de Lucia.
“Se Messina Denaro è rimasto latitante per trent'anni, vuole dire che la società ha dimenticato in fretta”, ha invece detto Lirio Abbate. L’attenzione va mantenuta alta, perché “la mafia non è estranea alla società”, ha commentato Bellavia.
"Alle mafie va tolto tutto ed è uno sforzo che la mia Procura porta avanti - ha poi continuato De Lucia -. Prima di venire a Palermo sono stato 5 anni a Messina dove la mafia veniva chiamata ‘dei pascoli’ . Ebbene, quel tipo di criminalità si basava sulla capacità di intercettare i finanziamenti europei e lo facevano coinvolgendo le strutture pubbliche che dovevano gestirli. I patanesi e i tortoriciani si sono accordati. Niente droga ma altri progetti economici”.
“Attenzione alla mafia anche fuori da Palermo. I capi delle mafie hanno comandato finché non è stato approvato il regime speciale del 41 bis. Non è una pena aggiuntiva ma nasce per evitare che si comunichi all'esterno. Non chiederei il regime speciale per un killer che ha fatto 100 omicidi che non sa perché ha sparato, faccio un esempio a titolo esemplificativo, ma andrebbe chiesto per un ottantenne che ragiona e detta ordini”.