“Non è stato lui a darmi la coltellata al volto. Assolutamente. Al cento per cento”.
E’ quanto ha affermato, in Tribunale, davanti al gup Riccardo Alcamo, il 45enne marsalese Andrea Sorrentino, posto a confronto con l’imputato, il 37enne Massimo Tony Castelli, anche lui marsalese. La conseguenza è stata l’assoluzione del Castelli, “per non aver commesso il fatto”, dall’accusa di lesioni personali gravi con sfregio permanente (per gli sfregi la legge prevede pene molto severe: da 8 a 14 anni di carcere). Ipotizzando un errore di persona nell’individuazione dell’uomo che il 18 agosto 2020, sul lungomare Boeo, nei pressi del Monumento ai Mille, accoltellò il Sorrentino, a chiedere il confronto in aula, con processo abbreviato, era stato il difensore dell’imputato, l’avvocato Diego Tranchida. Questo a seguito di quanto emerso nel corso dell’udienza preliminare tenuta per sulla richiesta di rinvio a giudizio.
L’avvocato Tranchida, infatti, evidenziò che la “parte offesa” aveva dichiarato che chi lo ha accoltellato “fa lo spazzino, pulisce le piazze”, ha una “moglie grassa” e che il motivo della lite sarebbe stato il furto della bicicletta al figlio di chi gli ha sferrato il fendente arrivandogli da dietro. “E’ evidente che c’è un errore di persona – commentò il difensore – il mio assistito, Massimo Tony Castelli, non fa lo spazzino. Ha sempre lavorato come banconista di bar, non ha una moglie grassa, non ha un figlio maschio, ma una figlia, che non ha mai subito il furto di una bicicletta”. Dopo il confronto, il Sorrentino, tramite il suo legale, l’avvocato Vito Daniele Cimiotta, ha anche rinunciato alla costituzione di parte civile. “Per il mio assistito – ha dichiarato, dopo la sentenza di assoluzione, l’avvocato Tranchida – è finito, dunque, un incubo”.