Gentile direttore di Tp24,
le scrivo per raccontare una storia, credo molto istruttiva. E' la storia di una perdita d'acqua. So che ci sono cose per voi più importanti, da trattare, e metto pertanto le mani avanti e le chiedo scusa per il tempo che le rubo, ma se mi segue, magari troverà questa vicenda che le racconto degna di essere pubblicata sul suo seguitissimo giornale.
Andiamo ai fatti: da più di dieci anni mi sono trasferito a Marsala, in periferia, in una zona alle spalle di Via Trapani. Quando sono arrivato nella nuova casa, come prima cosa ho proceduto all'allacciamento alla rete idrica, cosa che, ho scoperto, a Marsala non tutti fanno (anzi, devo dire, la maggioranza delle persone).
Dopo qualche settimana ho notato davanti casa mia una pozzanghera, benché fosse estate inoltrata e non avesse piovuto. Ho allora indagato e ho scoperto che c'era un tubo della rete idrica che perdeva.
Ho avvisato l'ufficio acquedotto. Dopo tante telefonate andate a vuoto finalmente sono riuscito a parlare con un operatore. La richiesta è stata presa in carico, e sono venuti due operai, dopo qualche altra settimana ancora. Hanno rotto la strada, individuato la perdita, fatto la riparazione. Dopo un paio di anni, accade la stessa scena. Stesso punto, stessa perdita, una massa d'acqua che si perde per strada. Mando pec, chiamo, non accade nulla. Insisto e spunta una squadra di operai. Scava trova il danno, lavora qualche giorno, intorno è acqua e fango. Alla fine i lavori sono conclusi. Dopo qualche tempo, idem. Incrediible, no? Deve sapere che da allora, dalla prima perdita, sono passati dieci anni. E ormai è un appuntamento che si ripete. Dopo l'ultima chiamata hanno anche sostituito il tubo, finalmente, ma non è servito. La strada, rotta tante volte, ormai è impraticabile, neanche hanno messo più l'asfalto. Che devo dire? Credo che questa storia sia significativa di tante cose. Penso alle perdite d'acqua (chissà quante situazioni simili ci sono in tutta la città), al modo in cui il Comune effettua le riparazioni, e davvero rimango senza parole. E io pago, direbbe Totò. Io mi correggo e dico: e io sono uno dei pochi che paga ...
Lettera firmata