In occasione dell'Anniversario della Strage di Via D’Amelio, l'artista Angelo Sicilia ha portato in scena la storia del piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido all’età di 14 anni. La vicenda umana e l’impegno antimafia dei giudici Falcone e Borsellino, e Le farse di Nofriu e Virticchiu per i bambini.
Successo per le due date a Marsala e Caltanissetta, il 18 e 19 luglio, in occasione del 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio. Due eventi organizzati dalle sezioni locali dell’Associazione Nazionale Magistrati e dai Comuni per ricordare le vittime di quel tragico 19 luglio del ’92.
A Marsala il puparo ha portato in scena lo spettacolo “Non mi piace il buio. Prigionia e morte di Giuseppe Di Matteo” dedicato al piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, ucciso dalla mafia a 14 anni. In scena anche lo scrittore Martino Lo Cascio, autore del libro “Il Giardino della Memoria. I 779 giorni del sequestro di Matteo”, a cui si ispira lo spettacolo di Angelo Sicilia.
Martino Lo Cascio sottolinea l’importanza di una “memoria dinamica”, di “una memoria che non sia un rituale sempre svolto, uguale, ogni anno”, proprio come afferma il protagonista del suo libro. E dichiara così a proposito della sua opera: “Il libro parla dei 779 giorni del sequestro. Sono due anni e un mese. Un ragazzino di 13 anni tenuto in sette nascondigli in tre province della Sicilia per 779 giorni. Un abisso di dolore, un abisso di sofferenza. Perché portare ancora in scena il libro? Non si può dimenticare una storia del genere. Come dice il protagonista del romanzo: ‘Ci vogliono delle occasioni di omaggio esplicito. Una memoria dinamica. Una memoria che non sia un rituale sempre svolto uguale ogni anno’. Il ricordo dev’essere una cosa viva. Vivo è questo spettacolo e viva è la storia che noi raccontiamo”.
Continua Lo Cascio a proposito della sua opera: “I passaggi sono tutti fondamentali dal mio punto di vista. Tutti i 779 giorni è come se fossero incisi giorno per giorno dentro le parole che vengono dette e raccontate. Quando decisi di scrivere questo libro fui colpito non solo e non tanto dalla morte, che forse è la cosa che, più di tutte ci distrugge, però sono proprio i 779 giorni. Un bambino lasciato da solo con i suoi pensieri, con le sue paure, senza nessuno che gli disse un minimo di conforto, una voce, un pezzo di carta, un gioco attraverso cui interagire. Quella, secondo me, è stata la tortura più grande”.
Per Angelo Sicilia, la vicenda del piccolo Di Matteo è il punto più basso raggiunto dalla mafia, che diceva che non avrebbe mai toccato le donne e i bambini. Dichiara così l’artista: “Questo spettacolo nasce qualche anno fa dall’incontro con Martino Lo Cascio, che mi aveva invitato a leggere il suo libro. Questo spettacolo non lo volevo fare perché pensavo non fosse una storia importante. In realtà è stata una storia che mi ha colpito molto. Il punto veramente più basso raggiunto dalla mafia perché si tratta di un ragazzo appartenente ad una famiglia mafiosa, che viene rapito, torturato e ucciso, dai mafiosi stessi che l’hanno visto crescere. È importante portare in giro questo spettacolo, farlo vedere, perché rappresenta un alibi che non esiste più per i mafiosi, che, nell’immaginario comune non colpivano le donne o i bambini. Questa è una storia che nella sua terribile crudeltà rappresenta bene l’azione della mafia, un’organizzazione criminale senza alcun ritegno e senza dignità, incapace di fare bene ad alcuno e soprattutto di una ferocia inaudita. Tant’è che viene ucciso un bambino innocente, che fa parte di loro stessi”.
“Lo spettacolo di Angelo Sicilia dedicato a Giuseppe Di Matteo ha chiuso un cerchio”, dichiara Fabrizio Guercio, presidente di ANM Marsala. Dopo aver inaugurato il 22 maggio, la scuola ‘Giuseppe Di Matteo’ a Castelvetrano, volevamo rendere omaggio a questa vittima innocente di mafia attraverso questo momento di raccoglimento. Momento proseguito il 19 luglio presso il Tribunale di Marsala, dove ha avuto luogo la scopertura di una targa in onore di Paolo Borsellino, con la deposizione di una corona di fiori presso la piazza del quartiere Sappusi, dedicata alle vittime della mafia.
In sinergia col Comune - aggiunge Guercio - inaugureremo nel più breve tempo possibile, il Museo Borsellino a Marsala. L’idea sarebbe quella di riprodurre la sua vecchia aula nel vecchio Palazzo di Giustizia. La nostra proposta è di inaugurarlo il 19 gennaio 2024 in occasione del compleanno di Paolo Borsellino. Si tratta di una scelta importante, perché Paolo Borsellino è stato procuratore capo della Repubblica di Marsala, quindi, è importante ricordarlo per tutto quello che ha fatto per e nel territorio”.
“È stato un momento bellissimo. Ci tenevamo quest’anno insieme all’Associazione Nazionale Magistrati, a fare qualcosa di significato, che fosse uno spettacolo, che insegna, che tocca le coscienze - dichiara Valentina Piraino, vicesindaco di Marsala. Angelo Sicilia ha fatto emozionare pur conoscendo la storia del piccolo Di Matteo. E credo che questo contribuisca a quel rinnovamento culturale di cui parlava Paolo Borsellino per sconfiggere la mafia. Quel cambiare atteggiamento nel nostro anonimo quotidiano. Questa sera abbiamo visto quanto la mafia è brutale, non ha nessun aspetto positivo. Abbiamo visto come questa storia ha toccato molti giovani che non la conoscevano”.
A Caltanissetta, il 19 luglio, nel giorno della strage di via D’Amelio, Angelo Sicilia ha portato in scena i suoi spettacoli “Nofriu e Virticchiu” e “Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” presso il Parco archeologico Palmintelli, alle spalle del Tribunale di Caltanissetta, luogo simbolo per la lotta alla mafia, perché qui si sono svolti tutti i processi sull’uccisione di Paolo Borsellino fino al processo “Borsellino quater”.
Lo spettacolo sulla “Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” è stato preceduto da un convegno con magistrati di altissimo livello, dal titolo “Commissioni d’inchiesta e indagini penali. Il difficile equilibrio tra verità storica e giudiziaria”, per discutere sui diversi lati oscuri di una presunta trattativa Stato-mafia che persistono dopo 31 anni.
Sono intervenuti il procuratore della Repubblica di Caltanissetta, Salvatore De Luca, che ha dichiarato quanto questa terra abbia bisogno di eroi al di là di ogni retorica. Ha continuato Ottavio Sferlazza, già magistrato a Caltanissetta e poi procuratore di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, terra della n’drangheta, che ha fatto i complimenti ad Angelo Sicilia per la sua attività teatrale. Sferlazza ha parlato del ruolo del giudice Borsellino come straordinario esempio di persona coraggiosa nel suo lavoro ma anche esempio per tutta la società civile.
Fra gli interventi quello della presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, Maria Grazia Vagliasindi, che ha citato anche i pupi e la loro importanza, perché, come descrive Sciascia, l’opera dei pupi rappresenta: “Un rito, il carattere e la forza dei siciliani”.
“L’innovazione del teatro dei pupi antimafia citata da tutti i relatori al convegno di Caltanissetta è stata molto apprezzata. Per me è una grandissima emozione - conclude l’artista Angelo Sicilia. Tutti hanno parlato del ruolo della scuola e dei giovani, per continuare il lavoro già svolto sulla legalità e sulla memoria. Bisogna che non perdiamo la memoria. L’opera dei pupi antimafia nasce proprio per questo. Prima di tutto per i più giovani, in secondo luogo perché nessuno di noi perda la memoria su quello che siamo stati. E gli eroi Falcone e Borsellino nel nostro teatro diventano eroi umani e non distanti. Non vogliamo mitizzarli, ma vogliamo avvicinarli, con le loro tensioni, con le loro paure, ai giovani di oggi”.