Qualche giorno addietro, una professoressa di un liceo di Marsala mi chiedeva di essere positivo e forse propositivo negli appuntamenti di questa rubrica.
E’ persona attenta lei, e riflettendo sul concetto di positività o esempi tali, alcune suggestioni affiorano alla mente e proverò a metterle in forma ringraziandola e sperando fin d’ora di essere riuscito nel dettato dei suoi desiderata.
Cresciuto fin da ragazzo con una curiosità di indole per tutto o quasi, quando ebbi facoltà di comprendere (appieno) certe persone e pensieri in un dato contesto storico, mi ritenni fortunato di aver avuto l’opportunità di vivere quelle dimensioni.
La vita è come una bellissima cassettiera, ogni tanto ne apri uno e tiri fuori un ricordo, e c’è stato un uomo fu anche assessore al comune di Roma negli anni ’70 che rivoluzionò il concetto di politica culturale, era Renato Nicolini.
Lui inventò un modo di fare che culminò ne l’Estate Romana, e da quel momento in Italia tantissimi cambiarono modo di fare politica in questo ambito. Nicolini architetto umanista e l’Uomo era al centro di ogni suo ragionare e quel marchio “ESTATE ROMANA” fu una rivoluzione di pensiero che partiva dalla Cultura come risorsa immateriale in assoluto (nulla di astratto, ma molto concreto) finendo al governo della cosa pubblica. Un prima e un dopo.
Erano concetti nuovi per il tempo e dove quella complessità si univa ad un auspicato cambiamento che coinvolgesse la cittadinanza andando oltre il senso di appartenenza. Imprimere un passo diverso partendo dalle scuole, dai processi partecipati dal basso e facendo vivere la Cultura - nelle sue tante espressioni - come necessità sociale, e presidio autentico di crescita.
Qualche giorno addietro ho letto con immensa gioia la pagina che un quotidiano nazionale, in cronaca regionale, ha dedicato ad un festival di prossima apertura e l’accento lo poneva sull’età del direttore di questa rassegna: 21 anni. E’ uno studente universitario, conosciuto già ai tempi dei suoi anni liceali a Salemi, e Filippo Triolo insieme al suo gruppo di lavoro restituiscono voglia curiosità saper fare nel loro territorio segnando appieno - inconsapevoli forse - il pensiero di Nicolini: lavorare su una immaterialità concreta, cosa c’è di più bello?
Era di maggio e in due scuole due professoresse hanno investito i loro ragazzi di un qualcosa di inedito per certi versi - entrare in forma di dialogo con saggisti poeti e stabilire loro, gli studenti, direttamente un canale. Alessandra Ballerini_avvocata della famiglia di Giulio Regeni_ dopo quell’incontro a Marsala, chiude i suoi incontri in giro per l’Italia con una lettera scritta da alcuni studenti del Liceo Pascasino.
Altri studenti si sono innamorati, forse, della poesia vettore principe della nostra letteratura, ragazzi del Liceo Scientifico Pietro Ruggieri che grazie ad una docente hanno toccato con mano come le parole possano arrivare a stringerti l’anima.
Altri esempi ce ne sarebbero da raccontare, anche su età diverse dove il filo comune è la passione e l’onda d’urto di affetto che restituiscono se coinvolti con sapere. ColÄ•re, coltivare.
Riporto un pensiero del professor Luca Serianni scomparso un anno addietro:
“Ma gli allievi non sono soltanto quelli che hanno continuato gli studi. Sono i tanti – forse cinquemila, nel mio caso – che hanno seguito le lezioni e hanno sostenuto gli esami (un momento fondamentale non solo per lo studente, e per l’investimento emotivo che comporta, ma anche per il docente, che verifica proprio nella circostanza dell’esame se ha fatto qualcosa di buono durante il proprio corso): tutti allievi che poi, com’è inevitabile, si perdono di vista. Sempre più spesso mi capita di incontrarne casualmente qualcuno, magari ormai entrato in quella che un tempo si chiamava la mezza età; e immancabilmente nel suo ricordo riemergono le lezioni di grammatica storica, che è appunto parte non marginale di quel sapere con- diviso al quale alludevo poco fa.
È frequente sentire parlar male degli studenti e del loro livello culturale attuale, ma sono accuse che, nella loro genericità, non mi sento di condividere. Forse semplicemente perché, invecchiando, mi sto infrollendo. Ma è pur vero che chi abbia scelto di fare l’insegnante ha scommesso sui propri scolari, e in generale sui giovani, sulla loro capacità di apprendere – quale che sia il punto di partenza – e sul loro percorso di maturazione. E insomma non può concedersi il lusso di essere pessimista.”
Chi ha scelto di fare l’insegnante, credo abbia ben presente la radice del sostantivo CULTURA che è colÄ•re «coltivare», e quanto sopra sono il frutto dell’attesa di una politica dell’agire con cognizione, credo.
Emozione pura per questi studenti che “rileggevano” un saggio di una avvocata, commozione autentica a vedere poeti circondati dalle domande e dagli sguardi dei ragazzi, gli sguardi che poesia.
Chi lavora a vario titolo in questo ambito ha l’obbligo ad essere positivo - a volte fidatevi cadono le braccia nella gestione di certi processi- ma è l’unica strada che abbiamo per dare un senso ad un quotidiano oggettivamente complesso.
Fare politica, intesa come gestione della cosa pubblica è cosa faticosa complessa soprattuto se si provano costruzioni diverse quanto a visioni; lo penso da sempre e con fermezza che la verità sia a metà in un dialogo serrato e costruttivo tra le varie anime di una Comunità, basta a volte porsi semplicemente in ascolto.
Positività e proposte Professoressa, hanno motivo di esistere se un pensiero che nasce poi possa essere condiviso e contaminato sopratutto, se non ci sono blocchi alle novità e sopratutto se si è concretamente aperti alla curiosità del fare.
Rivendicare con convinzione l’autonomia della cultura, in un mondo sempre più appiattito e omologato è valore inestimabile che una Comunità consapevole DEVE saper chiedere (e la scuola è centrale nella formazione di queste urgenze).
Lascio queste suggestioni sconnesse con un omaggio doveroso ad una Accademico qual è stato il professor Luca Serianni sono pochi minuti di emozione autentica, e li dedico allo Stato che siete voi studenti voi che potrete segnare un tempo diverso con disciplina e onore
Giuseppe Prode
p.s. il Festival che dirige Filippo Triolo è il Saliber fest che a giorni aprirà a Salemi la terza edizione