Alla vigilia di Ferragosto, il Comune di Marsala, la città più grande della provincia di Trapani, si lasciava andare ad un post singolare, che faceva quasi tenerezza. Il senso era: "Marsala è piena di turisti. Come lo sappiamo? Non si trova più un posto su Booking per dormire domani in città, e se se si trova, è a carissimo prezzo".
Booking è uno dei portali più noti per la prenotazione on line delle vacanze estive. Ingenuità sorprendente, quella del Sindaco Massimo Grillo e dell'assessore Salvatore Agate (che ribadiva il concetto anche su un servizio cult nella sua televisione ...), perché un amministratore pubblico non è che capisce se ci sono turisti o meno guardando su Booking il giorno prima di Ferragosto ... e perchè, una volta che consultavano Booking, Sindaco e assessore, potevano farsi un'idea sul nero che c'è a Marsala. Solo su Booking sono registrate, a Marsala, 180 strutture ricettive. Quante delle strutture che affittano case, stanze e altro pagano la tassa di soggiorno? Terzo, infine, perché è proprio l'impostazione su ciò che è "turismo" che è sbagliata. Ma vale a Marsala, come altrove. La cosa singolare è che Massimo Grillo è stato consulente della Regione Siciliana proprio per il turismo, quindi, a me no che non si tratti di un incarico meramente clientelare, qualcosa dovrebbe saperlo.
Il turismo rappresenta un fenomeno sociale di vasta portata con notevoli conseguenze economiche. Tuttavia, spesso la sua dimensione economica non viene valutata in modo approfondito, soprattutto per quanto riguarda il suo effetto sulle economie locali.
Veniamo alle cose serie. Uno studio realizzato da Sociometrica per Federalberghi si concentra sull’analisi dell’impatto economico di due diversi modelli di ospitalità turistica: Alberghiera contro gli affitti brevi.
Per il turismo spesso si considera come modello di sviluppo il numero di presenze turistiche, ovvero le notti trascorse da visitatori non residenti in una destinazione. Tuttavia, il dato non cattura completamente l'aspetto economico dell'industria turistica. Ciò che conta non è solo il numero di visitatori, ma anche il valore economico associato alle loro attività.
Un altro aspetto importante è quello di mettere in luce il problema delle presenze turistiche non registrate, che non compaiono nelle statistiche ufficiali. Queste "presenze non osservate" rappresentano una sfida nel calcolare con precisione l'impatto economico del turismo. Non tutte le destinazioni turistiche si sviluppano nello stesso modo, e l'effetto economico può variare notevolmente. Non è sufficiente contare solo le presenze turistiche; è altrettanto importante capire come la distribuzione di queste presenze tra ospitalità ufficiale e non ufficiale contribuisca alla creazione e distribuzione della ricchezza. In provincia di Trapani, il nero è enorme. E non è solo sottrazione di ricchezza diretta (con l'evasione delle imposte di soggiorno, il cui ricavato, tra l'altro, serve proprio a riqualificare e migliorare i servizi), ma crea anche un'economia distorta e parallela.
In questa prospettiva, il documento di Sociometrica si concentra sull'analisi di due modelli di sviluppo turistico: il primo basato sull'ospitalità alberghiera e il secondo sugli affitti brevi intermediati da piattaforme online.
Dallo studio emergono dei dati clamorosi per la Sicilia ed in particolare per la provincia di Trapani.
Come si può notare dalla figura pubblicata la città di Trapani è al primo posto in Italia per presenze non registrate sul totale delle presenze ufficiali, oltre il 68%. Mentre Marsala è al sesto posto con il 63%. Nell’altra colonna invece troviamo le città turistiche che si contraddistinguono per presenze turistiche registrate, infatti quelle “non osservate” hanno percentuali basse come ad esempio a Cesenatico con il 2%.
Cosa vuol dire?
Com’è noto, una parte dei flussi turistici che utilizza la modalità di affitto breve sfugge alle statistiche ufficiali, perché quelle presenze non sono registrate. Formalmente, nel linguaggio statistico, si tratta di un fenomeno “non osservato”, cioè non presente ufficialmente nelle statistiche disponibili. Le ragioni per cui questo accade sono molteplici (ospiti di residenti, abusivi, camperisti, etc. ), ma in questo caso lo studio si è concentrato sull’impatto sull’economia reale.
La distribuzione percentuale della spesa turistica che arriva dagli affitti brevi e quella delle presenze ufficiali non è uguale in tutto il Paese. Nella media nazionale, la parte di spesa attribuibile alle presenze turistiche ufficiali – come visto – rappresenta l’88,1%, ma le variazioni sono notevoli. Questo perché si passa dal massimo dell’Emilia Romagna con il 95.0% al minimo della Sicilia con il 68,9%. Sono differenze notevoli, perché delineano i due modelli di sviluppo che sono descritti in questo Report. In generale, al nord la quota-parte del turismo “registrato” supera il 90% e non va sotto l’84%, mentre nel sud più balneare (Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria) ci si colloca tra il 68,9% e l’81,4%.
Il risultato più importante, e per certi versi abbastanza clamoroso, è che c’è una grande differenza nell’impatto economico e nella creazione di ricchezza collettiva tra le due forme di soggiorno: mentre le presenze non registrate rappresentano appunto il 23,6% dei flussi turistici, rappresentano però solo l’11,9% dei consumi turistici e di conseguenza una analoga percentuale nella creazione di ricchezza e di occupazione. L’economia generata dalle presenze non registrate copre un valore complessivo che riesce a finanziare 137mila posti di lavoro (nel complesso dell’economia locale), mentre l’economia fondata sulle presenze alberghiere riesce a generare oltre un milione di occupati (sempre nel complesso dell’economia). Quindi, per generare vera ricchezza per la provincia di Trapani, bisogna investire non su un tipo di turismo da zainetto, mordi e fuggi, low - cost. Ma sulle strutture, l'accoglienza organizzata, di livello alto. Tra l'altro il turismo "in nero", non solo non crea vera ricchezza, ma brucia risorse (basta vedere cosa succede alcuni giorni a San Vito Lo Capo, Favignana, e in altre mete turistiche), e genera inflazione (il che giustifica la fiammata dei prezzi in provincia, nonostante un'economia ufficialmente stagnante).
In conclusione, questo studio si propone di esplorare le differenze di impatto economico tra il turismo alberghiero e gli affitti brevi, gettando nuova luce sul complesso mondo dell'ospitalità e del turismo. Ci dice una cosa molto importante: nelle città in cui c’è un’alta concentrazione di case vacanze con affitti brevi, si riducono le possibilità di investimenti in strutture alberghiere e conseguentemente in occasioni di lavoro e distribuzione della ricchezza prodotta. Poi, certo, il Sindaco di Marsala può continuare a fare gli screenshot di Booking, che c'entra. Contento lui ...