Descrivere quello che sta succedendo a Campobello di Mazara, con i migranti stagionali per la raccolta delle olive che arrivano sempre più numerosi ed il campo di accoglienza presso l’ex oleificio Fontane d’Oro ancora chiuso, non è cosa facile. È una situazione complessa, che rischia però di essere affrontata per stereotipi o, peggio, dividendosi in tifoserie.
La gestione del flusso di braccianti stagionali è, come sempre, oggetto di contrapposizioni. Da un lato, associazioni ed opposizioni politiche sottolineano quello che si sarebbe potuto fare e che si potrebbe ancora fare per una accoglienza dignitosa. Dall’altro, il sindaco Giuseppe Castiglione deve fare i conti con la burocrazia, la prefettura e le regole. Una per tutte: accogliere al campo chiunque, anche quelli che sono senza documenti (come alcune associazioni avevano chiesto), potrebbe essere considerato un gesto umanitario nei confronti di chi viene comunque per lavorare. Ma è impensabile che un sindaco possa permetterlo in un campo gestito dallo Stato. Non si tratta di una scelta discriminatoria, semplicemente non lo può fare.
Ieri però si è conclusa la procedura di gara per l’assegnazione della gestione di Fontane d’Oro, per cui la Regione Siciliana ha assegnato uno stanziamento di 60 mila euro. E stamattina dovrebbero essere note le associazioni che hanno partecipato alla manifestazione di interesse che, oltre al montaggio e smontaggio dei moduli abitativi forniti dall’Unhcr, comprende anche la fornitura di lenzuola monouso, i kit igienici per la pulizia quotidiana della persona e le visite mediche periodiche.
Sarebbe facile interpretare il recente sgombero dell’ex cementificio, o il campo di Fontane d’Oro ancora chiuso e l’attenzione ad evitare la formazione di insediamenti spontanei, come una sorta di atteggiamento razzista da parte del sindaco. Ma ne risulterebbe una lettura suggestiva e superficiale, lontana dalla complessità che caratterizza questa difficile situazione.
Basti pensare che lo sgombero dell’ex cementificio è avvenuto perché quell’insediamento spontaneo, negli anni, si era trasformato in un’enorme piazza di spaccio e di prostituzione, “attiva” tutto l’anno. E’ ovvio che l’attenzione ad impedire insediamenti numerosi non sia una mancata sensibilità da parte di un sindaco che non vuole gli stranieri in giro. La preoccupazione per il decoro, come qualcuno ha scritto, non c’entra nulla. Men che meno gli ultimi anni di latitanza di Matteo Messina Denaro, che ogni tanto spuntano per condire qualsiasi analisi riguardi Campobello.
Inoltre, il sindaco non avrebbe alcun interesse a tenere chiuso Fontane d’Oro. Come, d’altra parte, non avrebbe alcun interesse a non realizzare quell’area in cui collocare altre unità abitative in legno per altri 250 posti letto. Qualcuno si è chiesto che fine avrebbero fatto i 350 mila euro dedicati all’opera, come se il primo cittadino avesse il potere di incassarli e usarli per qualcos’altro.
Qualcun altro si è chiesto dove sia finito il milione e 300 mila euro per la realizzazione dell’ostello “per braccianti agricoli immigrati vittime di caporalato presso l’area dell’ex oleificio Fontane d’Oro”. E’ vero, sarebbe dovuto essere già ultimato. Peccato che si aspetta ancora un parere del ministero, senza il quale non è possibile proseguire nell’iter in fase di progettazione esecutiva.
E adesso che la raccolta delle olive sta per entrare nel vivo, diversi agricoltori hanno accolto l’appello del sindaco che chiedeva loro di garantire l’ospitalità dei lavoratori impiegati nelle proprie aziende, anche permettendo un attendamento nei propri spazi, fornendo luce elettrica, acqua e l’uso di un bagno. Alcuni però hanno semplicemente permesso di montare le loro tende tra gli ulivi: potrebbe non essere una bella idea, soprattutto quando nei prossimi giorni arriveranno le piogge.
Poi c’è la questione dello sfruttamento, che non è mai stata davvero affrontata, né per i migranti stagionali, né per i lavoratori locali. Da troppo tempo si è accettata come normale la retribuzione “a cassetta” che, è bene ricordarlo, è vietata dalla legge. Ma la prassi è talmente consolidata in tutta la zona (Castelvetrano compresa) da diventare l’unica opzione possibile. Anzi no, ce n’è un’altra: il pagamento a giornata. Ma attenzione, le ore dichiarate sono sempre inferiori a quelle reali. Così come la paga, meno di quella indicata in busta. Perfino la tracciabilità dei pagamenti non riesce a fermare lo sfruttamento: c’è una quota che il lavoratore restituisce all’agricoltore.
Quest’ultimo subisce a sua volta il prezzo deciso sostanzialmente dal gruppo di oleifici che conta e dagli acquirenti partenopei, che da queste parti hanno sempre avuto un grosso margine di manovra.
Alla fine, tra sagre dell’oliva, Club degli agricoltori e promesse di ricchezza con i caffè americani macchiati all’olio, quelli che ci rimettono sono sempre gli operai. Bianchi e neri.
Egidio Morici