Durante la sua latitanza, il boss Matteo Messina Denaro si sarebbe occupato di un ammanco nelle casse della famiglia mafiosa di Valderice. Erano, infatti, spariti 50 mila euro, frutto delle estorsioni. Così si sarebbe mosso direttamente “quello con gli occhiali che quelli cercano di continuo” e cioè l’ultimo dei corleonesi.
Emerge da una intercettazione datata 15 agosto 2021. A parlare tra di loro sono Vito Manzo e Giuseppe Maranzano. Di quel furto venne accusato Francesco Todaro definito “u tragediatore” dagli altri componenti del clan e pertanto ritenuto non idoneo alla guida della famiglia.
Il boss latitante avrebbe scritto una lettera, affidandola al cognato Filippo Guttadauro, con un ordine perentorio: “Mettetevi in riga”. In seguito a quella missiva, Francesco Todaro – racconta Manzo - sarebbe stato condotto in un villino abbandonato di Pizzolungo, dove venne picchiato.
Sempre secondo la versione di Manzo, Todaro si sarebbe difeso, accusando dell’ammanco i “santovitari” che avevano eseguito, però, l’estorsione per contro dello stesso Todaro. C’è poi un’altra intercettazione datata primo settembre 2021. A parlare sono sempre Maranzano e Manzo. Quest’ultimo racconta di un incontro avuto con il latitante in una grotta a testimonianza della sua “affidabilità e della fiducia nutrita in lui dai vertici di Cosa nostra”.