“Agire sugli uomini per guidarli a far bene è uno scopo molto più alto che non quello di essere primo scrittore o poeta del mondo”.
Questo è il motto del mastro corollaio Platimiro Fiorenza di Trapani, Patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco, che ha aperto il suo “atelier del corallo” ai visitatori per i due giorni di ApritiModa, viaggio alla scoperta dell’eccellenza del Made in Italy. Ogni anno a ottobre durante questa manifestazione oltre 100 aziende e laboratori storici aprono le porte delle loro botteghe per far vedere i dietro le quinte che porta al successo internazionale.
A Trapani, ApritiModa ha puntato su Platimiro Fiorenza, la cui arte nell’incisione del corallo è un marchio unico riconosciuto a livello internazionale.
“Platimiro Fiorenza è patrimonio immateriale dell’umanità, così come definito dall’Unesco. – dice Rosalia d’Alì, assessore al turismo del Comune di Trapani -. Il Maestro è in grado di conservare gli antichi metodi di lavorazione e gli antichi strumenti. Ma non solo, perché ha anche valorizzato questa tradizione, mantenendola viva e riuscendo pure a trasformarla con l’aiuto delle nuove generazioni.
Siamo felicissimi di avere in città, in un luogo così bello come l’atelier di Platimiro Fiorenza, una manifestazione di questo tipo e di poter partecipare, così, ad “ApritiModa”, kermesse nella quale le botteghe artigiane si trasformano in luoghi di bellezza. Ma siamo felici anche per la storia della nostra città, legata al corallo trapanese, presente nei musei del mondo, oltre che nel nostro, il Pepoli”.
ApritiModa ha dato l’occasione a centinaia di visitatori di ammirare le opere d’arte del Maestro Fiorenza, e l’opportunità di ascoltare le storie sul corallo e gli aneddoti sulla città. Classe 1944, figlio di un orafo e corollaio a sua volta, entra in bottega all’età di 6 anni, e nel tempo eleva la sua opera orafa ad arte, intrecciandola con cultura, poesia e arte oratoria.
“Ero a Milano e incontrai Joe Pomodoro, scultore importantissimo che mi diede un disegno e mi disse: “sai realizzare questo gioiello?” Io gli risposi “ci provo” e lui incalzò: “vedi quello che sai fare”.
Entrai nel suo laboratorio e mi presentò il lucidatore, l’incastonatore e l’incisore. Quindi, presi la limatura ed il nitrato di potassio che serve per affinare i metalli ed affinai proprio la limatura, portandola a 18 gradi e quindi realizzai il gioiello. Lo consegnai il giorno dopo”. Joe Pomodoro, ammirando il gioiello originale e di ottima manifattura, fece il giro dei suoi artigiani: andò dallo scultore, poi dall’incastonatore e poi dal lucidatore. Ad ognuno di loro chiese se avessero dato una mano d’aiuto al giovanissimo Platimiro, ma la risposta unanime fu “Non lo abbiamo visto realizzarlo”. Joe Pomodoro, quando lo vide disse “ma tu mica sei lucidatore” e “mica sei incastonatore”. “Io risposi – sono le parole di Platimiro Fiorenza - che sapevo fare tutto e rimase scioccato, perché, già allora, nella sua azienda lavoravano con criteri industriali che, però, non mi piacciono perché se una fabbrica chiude, gli operai restano senza lavoro in quanto sono specializzati solo in una sezione del ciclo produttivo. Da noi, invece, la professione viene tramandata. Dopo 2 anni mi richiamarono, ed il padre di Pomodoro era orefice, ma loro già lavoravano con metodi industriali”.
La sua bottega è ad oggi una galleria d’arte e un atelier di gioielli creati su misura dell’animo di chi varca la soglia per entrare nel paese delle meraviglie, dove diademi, sculture, monili, arte sacra indossano il corallo diventando opere uniche.
Anna Restivo