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31/10/2023 13:00:00

Truffa per l'acqua potabile nelle isole. Tra gli indagati anche il capo della Protezione Civile 

 Frode in contratti e truffa aggravata ai danni dello Stato, dal 2016 al 2021, nelle pubbliche forniture di acqua potabile destinata alle Eolie. L’inchiesta della procura di Barcellona Pozzo di Gotto, nella quale risultano indagate 44 persone e quale persona giuridica la società armatrice Marnavi Spa di Napoli e per le quali si sono concluse le indagini, ha consentito di scoprire - secondo l’accusa - che per sei lunghi anni, la società armatrice delle navi cisterne che rifornivano di acqua potabile sei delle sette Isole Eolie, faceva figurare sulla carta di rifornire le vasche che alimentano l’acquedotto delle sei isole di Lipari con quantitativi maggiori di acqua rispetto a quelli realmente forniti. E questo, sempre secondo la tesi della procura, con la complicità di amministratori locali, dirigenti e funzionari comunali e regionali e con la compiacenza di ditte locali. Il danno in termini economici, quantificato durante le indagini coordinate dal procuratore Giuseppe Verzera e dalla sostituta procuratrice Emanuela Scali, è di circa 555 mila euro. Lo scrive oggi nelle pagine di cronaca La Gazzetta del Sud. Le sei isole sono quelle amministrate dal Comune di Lipari: Lipari, Vulcano, Alicudi, Filicudi, Panarea e Stromboli.

La vicenda ricorda molto quella delle isole Egadi. Lì la Marnavi è uscita fuori dall'inchiesta. 

Tra i 44 indagati anche Salvatore Cocina, capo della Protezione civile regionale, l'ex sindaco di Lipari Marco Giorgianni e l'ex vicesindaco Gaetano Orto. Coinvolti due gruppi: uno di napoletani collegati con la società armatrice e un altro di palermitani, che avrebbero consentito – grazie anche al ruolo di imprese eoliane che hanno operato in supporto al servizio di fornitura - di far conseguire maggiori profitti derivanti da maggiori approvvigionamenti d'acqua rispetto al cosiddetto piano di fabbisogno delle risorse idriche. A beneficiarne principalmente sarebbe stata la società armatrice Marnavi.

Le indagini della guardia di finanza si sono sviluppate attraverso le attività del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, Gruppo tutela spesa pubblica, Sezione accertamento danni erariali. Secondo l’accusa, il ministero della Difesa, che finanzia l’appalto per l’erogazione dell’acqua nelle isole che godono dello statuto speciale, pagava a sua insaputa per l’infedeltà di funzionari pubblici quantitativi d’acqua più elevati rispetto a quelli effettivamente consegnati. L’inchiesta avrebbe consentito di accertare che «la società armatrice Marnavi Spa, presieduta all’epoca dei fatti dall’armatore Domenico Ievoli, con artifici e raggiri avrebbe fatto apparire nella certificazione di consegne - ideologicamente false -, riportanti orari di inizio e o fine delle operazioni di scarico diversi dal vero, quantitativi d’acqua scaricati non compatibili e forniture in realtà non avvenute». In errore sarebbe stato indotto anche il Dipartimento regionale dell'Acqua e del rifiuti, in relazione alla finta corrispondenza tra i quantitativi complessivamente assegnati e quelli consegnati.