Coltivare. É il verbo, nell'accezione figurata che riguarda un’attività, una passione e vuol dire dedicarvisi, esercitarvisi, oppure spendere il proprio tempo per un rapporto e indica di mantenerlo stretto e forte; farlo per un sentimento o una qualità spirituale, invece, significa assecondarli.
Nella proprietà riflessiva denota migliorare la propria educazione e la propria cultura. Proprio a questa parola si è pensato alla fine di un secondo pomeriggio trascorso al teatro comunale di Marsala Eliodoro Sollima per il tributo al concittadino, il poeta o narratore in versi dialettali Nino De Vita, ideato e realizzato dal direttore artistico dell'associazione culturale 38 Parallelo Giuseppe Prode. Per onestà intellettuale si conosceva l'artista ma non la sua opera e la sua storia, raccontata da Marco Marino con il contributo del critico letterario docente di Letteratura Italiana contemporanea Massimo Onofri e Paola Silvia Dolci traduttrice e direttrice responsabile della rivista indipendente di poesia e cultura 'Niederngasse'.
Non essendo un cultore di poesia, la modalità di scrittura dell'autore ha reso più intenso l'ascolto d'alcune di esse unitamente ai rapporti con tre prestigiosi scrittori Sciascia, Consolo e Bufalino. Quasi due ore in ossequio al concetto Kantiano del 'Sapere Aude' per uscire da uno 'stato di minorità' rispetto alla: poesia, al dialetto siciliano piu remoto, sulla conoscenza della comunità di contrada Cutusio e a un senso di appartenenza che il tempo e soprattutto le persone hanno relegato nell'oblio.
Una militanza riscontrabile anche a Terrenove, Strasatti, Birgi, Petrosino prima di diventare comune e altri 'Chiani'. Un tempo a 'coltivare' la memoria di una lingua, di relazioni contradaiole, che nell'epoca dei social, del 'mordi e fuggi', sono state dimenticate, ricordando che la creazione della 'lingua volgare' dantesca fu elemento essenziale per la nascita della nazione italiana.
Vittorio Alfieri