La strumentalizzazione del dolore. Nei giorni scorsi dopo il rifiuto di una Asl romana, Sibilla Barbieri, attrice, è deceduta in Svizzera: si è sottoposta a suicidio assistito. Il figlio si autodenuncerà. In Italia, dopo la battaglia di civiltà umana e giurica di Fabiano Antoniani, noto a tutti come dj Fabo, con la sentenza nr° 242 del 2019 della Corte Costituzionale è possibile accedere al suicidio assistito, in presenza di quattro condizioni: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale.
La Consulta era stata investita in via incidentale dal processo al radicale Cappato, che aveva aiutato Fabo a recarsi in Svizzera per accedere al suicidio assistito, ma prima di esprimersi aveva esortato il Parlamento, dando un anno di tempo, ad intervenire con un'appropriata disciplina sulla questione di costituzionalità dell'articolo 580 codice penale. Ovviamente ciò non è avvenuto e Sibilla, malata oncologica terminale che non rispettava l'ultimo requisito, ossia sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale, con la cifra di 10mila euro ha ottenuto 'giustizia' in terra elvetica.
Quindi in due legislature non hanno normato, lasciando ai giudici la decisione. Però l'esecutivo ha trovato un momento, condivisibile, per concedere la cittadinanza italiana alla piccola Indi Gregory, affetta da una patologia irreversibile del Dna neuro-metabolico mitocondriale. La piccola è degente al Nottingham’s Queen Medical Centre, la famiglia vuol portarla via, per farla curare in Italia, all’ospedale Bambin Gesù di Roma. La malattia è ritenuta incurabile dai medici e dalla giustizia del Regno Unito. All'alta corte di Londra si terrà l’ennesima udienza, il papà di Indi: "La scelta della Corte fin qui è di staccare le macchine, già la scorsa settimana la corte inglese ha bloccato il trasferimento di Indi in Italia. Ora ci impediscono di portarla a casa". Il papà in tribunale cercherà di cambiare il piano di cure palliative. "La legge britannica non ci consente di portare Indi in Italia. L’unica opzione è se ci fosse un accordo tra Italia e Regno Unito", ha dichiarato il papà. L'amore dei genitori, tutori dell'infante, ha trovato sensibilità e accoglimento da parte del governo italiano.
Si chiede con riverenza perché la volontà di Luca, Mario, Fabiano e Sibilla di porre fine alla propria esistenza, dolorosa nel corpo e nella psiche, non venga rispettato in nome di un 'diritto alla vita' che resta personale e deve essere un diritto disponibile. La nostra nazione 'deve' renderlo perseguibile, altrimenti si strumentalizza il dolore.
Vittorio Alfieri