Comparso, questa mattina, dinnanzi al giudice del tribunale di Trapani Roberta Nodari, l’artigiano, scambiato per Vito Manzo coinvolto nell’operazione antimafia Scialandro, ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario nel processo che lo vede imputato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale L’udienza è stata rinviata al prossimo 23 febbraio quando verranno ascoltati tre carabinieri che hanno preso parte alla retata.
L’artigiano, 50 anni, incensurato, è stato vittima di uno scambio di persona.
La notte del blitz i militari dell'Arma hanno fatto irruzione nel suo villino, nelle campagne di Fulgatore, Cercavano Vito Manzo, ma hanno sbagliato casa e persona. Hanno bussato alla porta: "Aprite, carabinieri!". Il cinquantenne, che era assieme alla compagna, non ha aperto ed ha chiamato il 112 per accertarsi se come dicevano loro fossero davvero carabinieri.
Terrorizzato, imbracciava un fucile subacqueo per difendersi da quelli che lui riteneva ladri. Nel frattempo, i carabinieri hanno sfondano la parte inferiore della porta e gli hanno intimano di gettare l'arma. “Vi sparo”, avrebbe risposto l'artigiano secondo la versione degli investigatori.
A esplodere un colpo di pistola, da fuori, a scopo intimidatorio, invece, è stato un ufficiale. La pallottola si è conficcato sul muro interno della casa.
Il cinquantenne si è arreso, ha gettato l'arma ed è stato arrestato con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale.